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Le Chiese

CHIESA MATRICE:
Sotto il titolo della “Beatissima Vergine Assunta”, la parrocchiale più antica di Vico fu fondata accanto al castello, a coronamento di un'altura ai cui fianchi si stringono tuttora assiepate le case della Civita e del Casale. La semplice facciata dell'edificio chiusa da un timpano triangolare, è ingentilita da un portale in pietra viva. Sull'architrave a motivi vegetali, sorretto da due semi colonne e un'iscrizione con la data del 1675. Un'ariosa torre campanaria quadrangolare e una cupola a costoloni sagomano il vertice dell'impianto a fuso d'acropoli della cittadina.
A tre navate la chiesa è provvista di undici altari e “de Jure”, e di consuetudine si mantiene, e ripara dalla Università di detta Terra. Nella descrizione che ne fa l'arcivescovo Orsini nel 1678, erano ricordati l'altare di San Valentino, patrono di Vico già da sessant'anni, e l'altare del SS. Crocifisso sotto il patronato di D. Troiano Spinelli marchese di Vico. Alla metà del Settecento la chiesa viene insignita del titolo di Collegiata e, al tempo della statistica del Mattei, ”vi uffiziano quotidianamente sedici canonici insigniti”.

CHIESA DEL CARMINE:
Dopo la soppressione del Convento dei Carmelitani, gia nella prima metà del Seicento, il convento fu sede dell'ospizio dei padri Roccettini incamerato dai Borboni di Napoli nel 1782. Nella Relazione d'apprezzo del feudo di Vico si legge: “Sta la detta Grancia situata sopra la cima di una dolce collinetta e consiste in una piccola chiesuola”. Questa è costituita da un ambiente mono navato coperto da volta a botte, e da un altro vano attiguo asimmetrico dove sono esposte le statue dei Misteri, portate in processione il Venerdì Santo. Originale la soluzione strutturale e compositiva della facciata che ingloba la torre campanaria e che conserva sul portale il bassorilievo, in pietra, con i tre monti sormontati dalla croce, simbolo della Casa madre tremitense.
CHIESA DELLA MISERICORDIA:
Discosto quasi a un tiro di schioppo dal Convento di San Domenico, trovasi a fronte di strada pubblica una cappella isolata sotto il titolo della Misericordia, così è descritta la chiesetta nella Relazione d'apprezzo del feudo di Vico. Già un secolo prima era stata restaurata, ne fa fede la data 1626 scalpellata sul portale, alla sommità di una gradinata, ad opera della Confraternita, che da due anni aveva cura dell'unico altare di S. Maria Misericordiarum seu ad Nives. In documenti della metà dell' ottocento sono riportate le dimensioni: lunga palmi 20, larga e alta palmi 18, che interventi successivi arricchiscono. Tra questi un organo nel 1861 e, nel 1902, un ampliamento con una sopraelevazione della facciata, coronata da un'elegante timpano triangolare.
PARROCCHIA SANTI APOSTOLI PIETRO E PAOLO (SAN DOMENICO): 

Ubicata in quella che una volta era la piazza più importante del paese, la chiesa, con annesso il convento dei Padri Predicatori Domenicani, sotto il titolo dell'Assunta. Nella diocesi di Manfredonia, il convento di Vico con otto frati (cinque sacerdoti, due conversi e un terziario) era nel Seicento il quarto della “Natione di Capitanata”, dopo Foggia, Manfredonia e Lucera. Negli Acta della Santa Visita dell' Orsini, risulta eretta nella chiesa, “sub data die ultima Juni 1631” la confraternita di S. Vincenzo Ferreri nella cappella ancora esistente. Il luminoso tempo a navata centrale con copertura a botte e navatelle laterali con quattro cappelle a sinistra e tre a destra, per decreto di Mons. Eustachio Dentice nel 1818 è diventato parrocchia, il convento è oggi sede del Municipio.
CHIESA DI SAN GIUSEPPE:
Chiesa nel quartiere Terra o Borgo Vecchio, di grande suggestione e per il suo schema planimetrico con una navatella laterale che sembra aggrapparsi a quella centrale mediante archetti, e per la presenza dell'artistica statua lignea del Cristo Morto. Del simulacro vi è gia notizia nella Relazione d'apprezzo del feudo di Vico, venerato sotto l'altare della Beata Vergine della Consolazione. Successivo forse a quell'unico altare che, nell' Appendix del Sinodo Sipontino del 1678, risulta non avere rendita sufficiente per la sua manutenzione. Supplisce però decentemente la congregazione de' fedeli in essa esistente. Certamente l'attiva Confraternita dei Cinturati di S. Agostino e S. Monica, nel secolo scorso avrà fatto realizzare il portale di gusto neoclassico. Un'antica Confraternita, che anche di recente ha meritoriamente provveduto a restauri necessari, nel corso dei quali è venuto in luce una sepoltura che si apre sulla strada, forse quella di un eremita che aveva cura del luogo e degli arredi sacri.
CHIESA DI SAN NICOLA:
Esistente al tempo della Santa visita dell'Orsini, la chiesa “con l'unico Altare si mantiene con le proprie entrate provenienti da pie disposizioni”. Cinquant'anni dopo, nel 1726, essa consiste “in un vano bislungo coverto da soffitto di tavole dipinte e poi dal tetto”. E' sede della Confraternita del SS. Sacramento. Questa avrà certamente curato la costruzione dell'elegante portale. Nel suo armonioso equilibrio reso più elegiaco dal “Memento Mori” tracciato sull'architrave.
PARROCCHIA SAN MARCO EVANGELISTA:
E' tradizione che per voto la chiesa sia stata costruita da gente della Dalmatia. Nella convenzione stipulata il 23 settembre 1607 tra l'Università della Terra di Vico e l'Università del Casale (un quartiere fuori le mura, nato per ospitare famiglie slave ed albanesi ivi immigrate), quest'ultima chiede che sia assicurato anche il pagamento del Cappellano di S. Marco. La chiesa, extra-moenia è con due altari al tempo della Santa Visita dell'Orsini, risale sicuramente al XIV secolo. La confermano importanti affreschi, scoperti di recente, l'impianto dell'edificio e la data del 1365 sulla campana custodita nella sacrestia, forse l'originaria campana della chiesa. Nella prima metà del Settecento, gli altari della Madonna delle Grazie e di San Marco, si era aggiunto quello di S. Giorgio. Attiguo alla chiesa il monastero femminile della Visitazione che, autorizzato da Ferdinando II, rimane attivo solo per i primi decenni dell'Ottocento (sono dieci le religiose nel 1837).
CHIESA DI SAN MARTINO:
Cappella piccola sotto il titolo di San Martino, a ridosso del palazzo Caracciolo è l'altare sormontato da un'originale nicchia ogivale in pietra. Questo al tempo dell'arcivescovo Orsini “si mantiene coll'entrare del beneficio in essa esistente”. La chiesetta, costruita dentro le mura è dedicata a un santo che ricordava di certo la terra di origine di qualche feudatario, è stata di recente restaurata. Non è tuttavia ancora adeguata e aperta al culto.

CHIESA DI SANTA MARIA DEL SUFFRAGIO:

comunemente nota con la dizione popolare di chiesa del Purgatorio venne fondata alla venuta del tanto atteso Card. Fra Vincenzo Maria Orsini della diocesi di Manfredonia il quale il 24 febbraio del 1677 pose la prima pietra alla presenza del clero, autorità civili e fedeli vichesi raccomandando loro di avare sempre profonda pietà e cura per i defunti. Nel febbraio del 1708 ci fu la donazione del Sacro legno della Croce fatta dall’Arcivescovo Sipontino mons. Giovanni de Lerma, ancora oggi la reliquia viene esposta sull’altare maggiore solo durante le ore dell’agonia di Gesù sulla croce che si celebra il pomeriggio del Venerdì Santo.

CHIESA DI SANTA MARIA DEGLI ANGELI:

Il Convento, noto tra il Popolo anche con il titolo del SS. Crocifisso, sorse a circa un miglio del centro abitato su un' amena collina intorno all'anno 1556, ad opera dell'Ordine dei Cappuccini, da poco fondato va detto che sulla collina, il cui intorno fu sede di antichissimi insediamenti umani forse neolitici, sorgeva una Cappella fin del secolo X. Non è stato ancora possibile localizzare tali strutture quasi sicuramente conglobate nelle murature del Convento e della Chiesa. Si è però ipotizzato che possano corrispondere all'attuale Sacrestia. Il Convento su due piani a base rettangolare con Chiostro originario del tipo feudale nei molti Conventi francescani del Gargano. L'ala Nord e Ovest sono particolarmente ben conservate. Alla chiesa originariamente ad una sola navata, ne fu aggiunta un'altra all'atto della ricostruzione seguita al crollo causato dal terremoto del 31/05/1646. la ricostruzione avvenne a spese del feudatario del luogo, Caracciolo, con il concorso del popolo. Molte opere d'arte nobili, oli su tela, sono conservate nella chiesa. Inoltre vi si trova, tra le altre statue lignee, un celebre Crocifisso pure in legno opera forse di un intagliatore veneziano del XVII secolo. Storia e leggenda s'intrecciano intorno alla fabbrica esaltante anche dalla suggestione esercitata dalla maestosa quercia, plurisecolare, che giganteggia sul sagrato della Chiesa. E' un raro esemplare dell'antica selva garganica che una volta copriva l'intero territorio di Vico fino al mare.

CHIESA DI SAN PIETRO:

Da tempo immemorabile esisteva sul “Tabor” una cappella che divenne chiesa, quindi tempio, sormontato nel secolo XVIII, da una cupola, e dedicata all'Apostolo Pietro. Da documenti medioevali risulta essere la chiesa di San Pietro in Vico gia celebre ai tempi dei Normanni. La chiesa con i suoi tenimenti fu anche “Grancia” del monastero di San Leonardo di Siponto che per molti secoli, appartenne all'Ordine Teutonico (poi dei Cavalieri di Malta). La chiesa fu trasformata, con terreno annesso, in cimitero extra-moenia dal canonico vichese D. Pietro Finis nell'anno 1792 (data d'innaugurazione). Fu il terzo cimitero d'Italia ad essere istituito fuori le mura di una città consentendo così di abbandonare l'uso di seppellire nelle chiese. Andando in disuso il Cimitero, con il tempo è caduta in rovina la chiesa, questa è stata recentemente (1979-71) rimessa in pristino con un vaso restauro reintegrativo che ha cercato di riprodurre la forma originaria e mantenere in essere quanto ancora esistente. Sul colle ove sorge la Chiesa furono ritrovate, all'atto della costruzione del moderno Istituto di S. Pietro, importanti reperti di tombe antiche tra cui lo scheletro di un guerriero  di notevoli proporzioni.

CHIESA DI SANTA MARIA PURA:

E' una piccola chiesa appena fuori le mura, sotto l'antica Civita, a guardia di un torrente che da origine all'Asciatizzi. Questa è una delle poche acque perenni del Gargano che dopo aver raccolto molte altri sorgenti sfocia in mare in territorio di Rodi Garganico (in località Molino di Mare). La chiesa è di impianto sei-settecentesco ed è impreziosito all'interno da decorazioni e statue in pietra terrena locale che si presumono essere in barocco leccese. Il nome lo deve alla pia consumanza di seppellirvi le vergini ed i fanciulli, come è attestato nel “Libro dei Defunti” conservato nella Chiesa Madre con scritturazioni che vanno dal 1600 in avanti. Si ritiene localmente che la Chiesa poggi, addirittura, su strutture molto più antiche forse il tempo di Calcante da altri localizzato, invece nel sito della Basilica di S. Michele a Monte S. Angelo. Non risultano, comunque, documentari scavi o ricerche archeologiche che possano in qualche modo comprovare la leggenda. Annesso alla Chiesa di S. Maria Pura trovasi una fabbrica molto restaurata, che fu gia ospedale tenuto dai “Fatebenefratelli” per il ricovero di militari ammalati nel XVIII secolo.

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