«E quando le cose accadono è perché dietro c’è la volontà di farle accadere». Il dire di Francesco Saggese è sintesi di un pensiero comune. Il Gargano attende, rivendica ed aspira, a grandi palcoscenici. Un autunno inaspettatamente molto caldo e povero di precipitazioni, mi porta a riflettere sulle microeconomie di questa stagione e alla necessità di «inventarsi» una fonte reddituale in sintonia con l’ambiente e l’orografia del nostro territorio. Nel sistema lavorativo moderno, perennemente in ansia, dove il posto fisso è diventato una chimera, è fondamentale crearsi un lavoro onesto e dignitoso, magari rimanendo ancorati al proprio paese e traendo il massimo profitto dalla terra. Non è facile, lo so. Ma la parola d’ordine potrebbe essere «diversificare». Penso alla coltivazione dei funghi, ad un incremento delle piantagioni di castagno, ad una super rivalutazione dei prodotti da orto e chiaramente alla ripresa del prezioso e purtroppo non più «stimato» ulivo. Le problematiche sono tante e non le nascondo di certo. Percorrendo la strada che porta al laghetto della Foresta Umbra, la vista degli abeti di fronte la caserma dell’Aeronautica, mi riportano alla mente le parole di mio padre: «Vedi che alberi alti, sono stati piantati quando sei nato tu». Ecco, penso proprio a questo. Piantare alberi. Come si faceva una volta. Far rinascere il più grande vivaio della Puglia. Sul Gargano. Nel posto migliore. Per consentire ai giovani di lavorare, agli alberi di crescere e di produrre, al mondo di respirare.