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E’ questo il Gargano ideale?

Continua la stagione delle emergenze, degli allarmi e delle urgenze.

In verità non si è mai conclusa.

Cinghiali sulle strade ad ogni ora, incendi invernali, semafori mai spenti sulla superstrada, strade interrotte, ambulanze prive di medici a bordo, sanità pubblica che lascia pochi commenti, liste di attesa e file incredibili anche per una semplice ricetta.

E’ questo il Gargano ideale?

Viviamo nell’eterna speranza che qualcuno ci venga a «proteggere» nel quotidiano disperato tentativo di salvare il salvabile.

Pensare solo al proprio orticello porta anche a questi risultati.

Non disturbiamo però, i conducenti altrimenti non ci saranno più briciole per nessuno.

Solo le «anime pure» conoscono il valore della libertà, nonostante la moda del consenso al «potente» di turno, un pro tempore a tutti gli effetti di legge e di opinione pubblica.

Quelle stesse «anime» che fanno la differenza smuovendo coscienze, abituate a soccombere, tradite dagli stessi pseudo amici.

Ma uno spettacolo inizia e termina, al contrario dei problemi irrisolti da anni...

E’ bello anche assistere al lavoro della signora che imperterrita aggiusta periodicamente la panchina rossa e si preoccupa della pioggia che «potrebbe» rovinare la vernice appena spalmata. C’è ancora vita su questa terra.

I giovani devono lanciare una sfida coraggiosa, tra l’incredulità e lo sfatare un tabù più che decennale.

Devono decidere il futuro diventando artefici del loro destino.

Intanto responsabilizzandosi, attuando strategie di promozione, organizzando e costituendo una vera e propria classe dirigente pronta a pianificare e dare indirizzi.

E’ finito il tempo di delegare «l’uomo qualunque» e di consegnarsi «mani, piedi e testa» ad un’autorità a volte già azzoppata.

Il rischio è reale, già sperimentato, da una nuova generazione di emigranti: i pensionati, costretti ad andare a vivere nei luoghi in cui i loro figli hanno trovato lavoro.

Per fare da nonni, da baby sitter e per rendere meno costosa la vita al nord della prole ormai adulta e produttiva.

A metterci sale e pepe i pensieri di Gaetano Berthoud e di Michele Angelicchio, in un silenzio imbarazzante e in alcuni casi complice, di menti creative e di opinione pubblica.


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