Ripropongo ai lettori di Fuoriporta, per chi non avesse avuto la fortuna di ascoltarla, ''La prima essenza'', una video poesia di Francesco A. P. Saggese.
Ho pianto, non lo nascondo. L'ho vista e rivista.
Poi l'altra sera, in Tv, grazie alla sensibilita' di Geppe Inserra, l'ho ''guardata'' attonito, rapito dalla forza delle parole e dal fascino delle immagini musicate.
Ho iniziato a telefonare e a condividere perche' tutti vedano il video.
Sono triste quando parlo con i medici in prima fila che operano anche di notte, pazienti oncologici o con urgenze non procastinabili, immagino i loro occhi, il dramma che stanno vivendo, chiusi in scafandri che limitano e rallentano l'azione umana, in fredde sale operatorie per soli malati di coronavirus.
E penso a chi, non curante delle regole e non rispettoso dei sacrifici di tanti, continua a godersi il sole, il mare, i boschi o qualche marciapiede cittadino.
Forse, sara' proprio colui che ha occupato un prezioso letto in terapia intensiva, al posto di chi ne aveva davvero bisogno ancor prima di lui.
Ai malati terminali viene chiesto di pazientare, ai bisognosi di interventi chirurgici, di aspettare tempi migliori e per chi deve fare una visita specialistica, non commento nemmeno.
Le domande che ci poniamo in questi giorni sono molteplici.
Sara' davvero necessario fare il tampone a tutti? C'e' speranza di ottenere il risultato anche con il semplice prelievo del sangue? Torneremo alla vita normale? Utilizzeremo le mascherine anche nei prossimi mesi, pur con un livello di pericolo limitato?
Non so rispondere, non sono un tecnico.
Pero' posso dirvi con estrema franchezza, che preferirei un'unica cabina di regia.
Per la comunicazione e per l'informazione.
Ecco. Almeno questo.
Comments