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Immagine del redattoreNicola Parisi

Storiografia e identità di un centro minore - Vico del Gargano

Storiografia e identità di un centro minore - Vico del Gargano

Percorrendo le strade e i vicoli di Vico del Gargano, si resta rapiti dalle suggestioni molteplici che, archi, capitelli, portali sormontati dai segni araldici, storie e oggetti comunicano. Un fascino contraddittorio e ambiguo nel quale, a volte, convergono spaventosi degradi e testimonianze originali di un passato mirabile. Le fabbriche poderose del castello e le fortificazioni della cinta muraria, i resti mutili dell’imponente fortificazione denominata Palazzo Caracciolo, la struttura imponente della Chiesa Madre, tutto mostra l’urgenza di recuperare la storia di una città trascurata nel tempo.

Segnata dal tracciato dell’antica cinta muraria e da un singolare sivluppo urbanistico “a fuso di acropoli”, Vico conserva i caratteri dominanti delle diverse identità che la caratterizzano. Il borgo più antico lo troviamo, stretto idealmente attorno al primo nucleo fortificato. Alla fine del X secolo la tradizione riporta Sueripolo come duce che raccoglie gli abitanti sparsi per i pagus su questo lembo di terra garganica. All’imponente castello l’identità tardo-antica della città siaffianca con uguale chiarezza, mediante la testimonianza dei luoghi di culto della Matrice e della chiesa di San Martino. L’ampliamento del centro urbano nel Rione Terra e la fondazione di luoghi di culto, urbani ed extraurbani, a partire dal XIII secolo costituiscono un elemento indicativo nella modificazione degli assetti organizzativi degli spazi. Nasce un nuovo cuore urbano nel quale prendono dimora le famiglie possidenti, della classe mercantile emergente e la borghesia costituita da notai, medici e giureconsulti.


Lungo l’asse viario del nuovo quartiere sorgono le chiese di san Nicola, dell’Annunziata e di san Giuseppe. Ubicate extra moenia troviamo le antiche chiese di san Pietro dipendenza del monastero di san Leonardo di Siponto appartenente ai canonici Regolari di S. Agostino ai quali subentrarono i Teutonici dell’Ordine equestre di S. Maria e la chiesa di San Marco. Fuori dall’abitato gli ordini religiosi stabiliscono le loro fondazioni in successione i Padri Domenicani, a seguire i Padri Cappuccini, i Carmelitani e i frati di San Giovanni di Dio che fondarono il loro convento Spedale presso la chiesa di Santa Maria Pura lungo la via d’acqua dell’Asciatizzi. La città non rimane estrane alle influenze che investono la Puglia e il Gargano dall’opposta sponda adriatica, dovute a migrazioni, vicende politico-religiose e ai traffici marittimi. Si assiste alla formazione di un nucleo urbano fuori dalle mura fondato da gente proveniente dall’opposta sponda adriatica, che assume la struttura di una comunità civica. Accanto all’Universitas di Vico nasce [non sappiamo quando con certezza] l’Universitas del Casale con una propria ammnistrazione e un centro di culto dedicato a Santa Maria di Costantinopoli.

L’identità del Vico tardo medioevale rappresenta così una cultura in profonda trasformazione, che trova nell’istituzione, ecclesiatica della Chiesa Madre l’unica struttura di potere in grado di offrire agli abitanti di Vico un punto di riferimento più o meno stabile, capace di salvaguardare la continuità.

Allo stato delle richerche poco sappiamo sulle universitas feduali di Vico e del Casale. Le due unità amministrative, con l’assenso del marchese [Troiano Spinelli sposo di Maria Caracciolo] deliberano l’unione nell’università di Vico, e formalizzano le loro volontà con l’atto per notaio Annibale Pascarellis del 23 settembre 1607. Alla metà del XVII secolo gli abitanti del Casale esprimono ancora un’identità propria facendo annotare negli atti di battesimo, la loro generalità di cittadini del Casale huius Terrae Vici.

L’immagine è quella di una città che, nonostante abbia raggiunto l’unità amministrativa, continua a conservare alcune identità culturali e probabilmente etniche che si attenuarono gradualmente fino a scomparire verso la fine del XVII secolo quando Vico (1678) è attestato come il paese più popolato della Diocesi con 609 famiglie e 2657 abitanti.

Alla crescita demografica della città, corrispondono la trasformazione agricola del territorio intervenuta con l’impianto della coltura di aranci e limoni, l’incremento degli scambi commerciali favoriti dallo scalo doganale di San Menaio, la presenza di medici, giureconsulti e notai provenienti da diverse regioni del regno di Napoli.

Carlo Pinto nella sua elegia de Vico Garganico Apulorum Opido (1607), rappresenta un quadro della società viciense agli inzi del seicento molto ricco, dal quale si possono cogliere i tratti che lo caratterizzano per la varietà di arti e professioni. In appendice l’autore riporta una dettagliata statistica elencando personaggi di maggior rilievo come: l’arciprete Petrus Tarallus lodato dal cardinale Ginnasii arcivescovo di Manfredonia, Nicol. Ant. Ab Iudice, Bartholomaeus Masella, sacerdoti; M. Antonius Abarmis I[uris] C[onsultus], Io: Antonius Ortorus I[uris] C[consultus], Nicolaus Pisanus legalis sapientis, giureconsulti, Ioannes ab Stephano medicus, Iulius Lucibellus poeta e oratore.

Seppur collocato geograficamente distante dai centri di potere politico (Foggia) e religioso (Manfredonia) Vico, fino a tutto il XVIII secolo vive una continua ascesa economica e culturale che si esprime con la nascita dell’Accademia degli Eccitati e nella scuola tenuta dai religiosi del Capitolo e in particolare da don Pietro Finis al quale si deve la costruzione del Cimitero di san Pietro ad opera dell’architetto Francesco di Lallo di Pescopennataro.

Diversi i personaggi che hanno dato lustro alla città il gesuita Annibale Canale autore della Vite De’ Fondatori delle Religioni (1623), il domenicano Gio: Battista de Mattheis Vicario del Sant’Uffizio di Macerata, i fratelli Gio: Angelo de Ciocchis dotto giurista, Visitatore regio di Sicilia e Arcivescovo di Brindisi, suo fratello Carlo de Ciocchis Vescovo di Sulmona e Valva, consultore della Giunta per la soppressione dei Gesuiti. E poi Domenico Arcaroli Vescovo di Lavello e dopo di Vieste e padre Michelangelo Manicone dei Minori Osservanti autore della Fisica Apula.


La Città con le sue fortificazioni, la vastità e la ricchezza del territorio dal quale trae il proprio benessere, sono gli elementi su cui si fonda l’identità della nuova Universitas. Il peso politico e sociale che i cives hanno maturato e il loro potere economico, sono testimoniati anche dal rapido estendersi dello spazio urbano oltre il perimetro segnato dalle mura con la nascita del Borgo Nuovo e l’erezione della nuova chiesa di Santa Maria del Suffragio conosciuta come chiesa del Purgatorio. Al termine di un lungo processo di sedimentazione Vico raggiunge una sua identità, destinata a divenire, tra XVII e XVIII secolo, punto di riferimento della società civile e religiosa del Gargano.

Foto dello stemma araldico della famiglia dell’Armis in via s. Giuseppe civito 7 (foto. G. De Maso)

Nicola Parisi




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