Zootecnia al collasso sul Gargano
Cia agricoltori italiani della Capitanata ne chiede lo stato di calamità
Zootecnia al collasso sul Gargano e Cia agricoltori italiani della Capitanata ne chiede lo stato di calamità.
La prolungata siccità ha già causato la perdita di interi raccolti, ma soprattutto sta colpendo duramente gli allevamenti di bestiame.
L’andamento climatico di quest’estate, così anomalo, tanto da classificarsi tra i più caldi di sempre, interessa aree sempre più estese e la maggiore intensità di calore sta creando grossissime difficoltà agli allevatori di bestiame.
«È necessario intervenire quanto prima perché le siccità prolungate, a causa dei cambiamenti climatici, hanno messo in ginocchio l’intero comparto della zootecnia», fa notare Leonardo Santucci, componente della giunta provinciale Cia Capitanata e responsabile del Gie (Gruppo di Interesse Economico) Zootecnia.
«I prati sono privi di vegetazione e il bestiame sta consumando una grande quantità di foraggio che doveva, invece, essere messo da parte per essere consumato durante il periodo invernale».
La stagione estiva si è conclusa con gli invasi praticamente vuoti: iniziata con una grave carenza idrica che ha conseguentemente comportato una riduzione sia del calendario irriguo sia della dotazione unitaria per ettaro, si è chiusa nel peggiore dei modi.
Giova ricordare che agli inizi di marzo, la diga di Occhito conteneva appena 108 milioni di metri cubi rispetto ai 205 dell’anno precedente e quella diga di Capaccio 3,6 milioni rispetto ai 13,5 dell’anno precedente. Dimezzato anche l’invaso di Marana Capacciotti e quello dell’Osento.
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