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Gli affreschi della chiesa di S. Maria di Devia. Analisi storico-artistica alla luce dei restauri


“Gli affreschi della chiesa di S. Maria di Devia. Analisi storico-artistica alla luce dei restauri” è stato pubblicato nel 2015 dalle Edizioni del Rosone di Foggia, col patrocinio del Circolo Legambiente Iride di San Nicandro Garganico e del prestigioso Centro Studi Storici e Socio Religiosi in Puglia - Bari (già detentore di quattro medaglie conferite dal Presidente della Repubblica Italiana tra il 2009 e il 2014 per meriti culturali). Il saggio è presentato dalle accademiche Liana Bertoldi Lenoci e da Maria Cristina Carile, a conferma dell’alto valore scientifico della ricerca, condotta con rigore in anni di studio, osservazione e meditazione. Questi anni sono ben spiegati e ricordati dall’Autore nella introduzione: dal 2003, quando Egli «apprese della presenza della rappresentazione pittorica del cubo della Fede nella chiesa di Devia, poi rivelatosi essere un presunto quadrato magico» al 2012-13, quando consultò i documenti di diversi archivi pubblici e privati.

La struttura del libro è quella classica di un lavoro di ricerca che non vuole parlare a pochi intimi, ma raggiungere un pubblico ampio, di esperti e di appassionati, di chi conosce a menadito il territorio garganico e di chi non ci ha mai messo piede.

Il primo capitolo introduce il contesto storico-geografico nel quale ci troviamo, con analisi diacronica degli avvenimenti (a partire dal X-XI secolo a oggi); il secondo capitolo ricostruisce la fase dei restauri (1969-82) successiva all’abbandono della città e della chiesa; nel terzo si analizzano gli affreschi, ed è forse la parte più attesa dal lettore, alla quale però non si poteva arrivare senza aver fornito le informazioni contenute nelle pagine precedenti. Le Conclusioni sono l’unica parte un po’ più specifica, dove è richiesta una buona conoscenza della storia dell’arte, pur restando comunque scorrevole e mai complessa. Il libro chiude con delle pagine che guardano al futuro, e auspicano nuova vitalità per un sito ormai in abbandono: la bellezza, fino ad allora sapientemente narrata, si scontra con la dura realtà fatta di interventi discutibili, incuria e disinteresse. Davvero non si riesce a capire come questo sia possibile, e come mai si permetta ai dipinti di sbiadirsi e di crollare agli edifici, nell’assoluto silenzio di uno Stato che tutela già nella sua Legge fondamentale (art. 9 della Costituzione) il patrimonio storico e artistico della Nazione! A coronamento del libro, un consistente “Atlante delle immagini” (con foto d’epoca e recenti), e un’Appendice con molti documenti in fac simile. Lo stile di scrittura è notevole e lascia trapelare l’eccelso profilo dello studioso, il linguaggio è appropriato ma mai pedante o sterilmente virtuosistico: il rischio, quando si tratta un argomento semplice come la storia dell’arte, è quello di complicare di proposito e artatamente anche i concetti più elementari. L’Autore non casca in questo tranello, e anzi è sempre di una chiarezza che non lascia spazi ad equivoci, anche quando contesta con decisione le opinioni di altri studiosi. Convince con ragionamenti lineari così ben espressi, che il lettore perviene alle medesime conclusioni quasi un attimo prima di leggerle. Ogni libro nasce col supporto di terzi, ma non sempre gli Autori esplicitano i diversi «debiti di gratitudine». Gianclaudio Petrucci lo fa, e ringrazia tutti: dall’Editore agli amici, dai responsabili agli addetti di archivi e biblioteche. Non solo. Ringrazia anche i suoi insegnanti, dalle elementari all’università, e non in modo generico, bensì selezionando quelli per lui davvero significativi e li ricorda singolarmente con nome e cognome. Segno che la Scuola e l’Università, nonostante tutto, sono ancora determinanti per la crescita degli individui, e seguitano a dare ottimi frutti!

Gianclaudio Petrucci è uno storico dell’arte nato e cresciuto sul Gargano. Dopo aver terminato gli studi classici presso il liceo “Generoso De Rogatis” di San Nicandro, ha proseguito la formazione umanistica negli Atenei di Chieti e Foggia, dove ha conseguito la laurea triennale con uno studio relativo agli argenti sacri della sua città. Ha continuato il percorso universitario magistrale a Ravenna, iscrivendosi al corso in “Storia e conservazione delle opere d’arte”, e laureandosi con la tesi in “Storia, teoria e tecnica del restauro” poi pubblicata e qui recensita. Ha perfezionato il percorso universitario diplomandosi presso la Scuola di Specializzazione in beni storico-artistici dell’Università di Bologna.



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