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Immagine del redattoreComunicato stampa

Triduo solenne in onore del SS. Crocifisso


Fervono i preparativi nel Convento dei Frati Minori Cappuccini di Vico del Gargano.

Quest'anno concomitanza del restauro della miracolosa statua lignea e la solennità dei festeggiamenti del SS. Crocifisso.

Dalla Cronistoria del Convento dei Frati Cappuccini di Vico del Gargano:

Le origini del Crocifisso sono conservate dalla tradizione. I competenti d’Arte hanno affermato che risale al 1600. Si narra che sia stato scolpito a Trieste. Alcune persone di Vico riferiscono di aver sentito dire dai loro avi che l’autore fu un pastore nato artista che per ordine del Signore, apparsogli in visione, lo scolpì Crocifisso. Ciò fece sotto la direzione di un padre Cappuccino anche egli artista. Probabilmente questo religioso venne a Monte Sant’Angelo e passando per Vico Garganico trovò che era verso la fine, la costruzione del Convento dei Frati. Il religioso pellegrino si trattenne alcuni giorni in detto luogo. Raccontò del lavoro fatto per ordine del Signore apparso ad un pastore, promettendo di adoperarsi perchè il Crocifisso fosse dato al Convento di Vico. La sua promessa divenne realtà. La leggenda vuole il Crocifisso a mezzo di una barca a vela, da Trieste fosse trasportato a Vico, ma nella notte in cui doveva far scalo a S. Menaio, una furiosa tempesta stava per travolgere la barca. I marinai atterriti dal pericolo imminente si inginocchiarono innanzi alla cassa che conteneva il Cristo, rivolgendo all’Onnipotente fervide preghiere, perché avesse li avesse scampati dal pericolo. Il miracolo si verificò. Il mare, che aveva minacciato di inghiottire il poco resistente naviglio, si quietò ed un fascio di luce lunare illuminò il gruppo dei marinai, ancora genuflessi davanti al miracoloso Cristo ed il cielo si fece terso. La barca approdò anzichè a S. Menaio a Manfredonia. Un drappello di religiosi e di devoti vichesi si recarono in detta città ed appoggiarono il Crocifisso su di un mansueto mulo, che, ai fianchi della bardatura, portava due sporte per evitare ogni rottura. Il veliero che lo trasportò arrivò a Manfredonia nella stagione invernale, per cui quando si era a più di metà cammino per raggiungere il convento, i portatori della statua furono sorpresi da una forte nevicata e per non farla rovinare dalle intemperie si pensò di depositare il Cristo in una casa colonica. La tradizione ci dice che fosse nella contrada detta ‘‘Parchetto’’. Per motivi non noti ivi rimase. Proprio in quell’anno una siccità minacciava il raccolto. Il popolo vichese usava chiedere la grazia della pioggia alla Madonna del Carmine. Ma le preghiere rivolte alla Vergine sembrava non trovassero ascolto. Fu allora che quelli che andarono a rilevare il Crocifisso dissero: ‘‘I marinai ci hanno narrato che il Crocifisso che noi abbiamo trasportato e che ora è al ‘‘Parchetto’’, abbia fatto miracoli lungo il viaggio da Trieste a Manfredonia. Perché allora non andiamo a prenderlo processionalmente portandolo al Convento chiedendogli la grazia della pioggia?’’. L’idea fu accolta con grida di entusiasmo e dei fede. Clero, frati e fedeli col cuore computo si recarono al ‘‘Parchetto’’. Appena videro il Cristo Crocifisso, elevarono al cielo grida di preghiere ed iniziarono la processione. Quando arrivarono alla contrada detta ‘‘Sorba’’ comparve nel cielo una nuvoletta, che, come dicono i vecchi era della grandezza di una pagnottella. Appena apparve nel cielo tale segno, si pregò con più fede e fervore- La nuvoletta acquistò sempre più grandi proporzioni, tanto che la pioggia venne subito ed abbondante. Sotto l’acqua torrenziale il Crocifisso fu portato al Convento. Da quel giorno il popolo di Vico se si vede minacciato dalla siccità e calamità rivolge fervide suppliche al SS. Crocifisso e se non viene subito esaudito i fedeli si riuniscono con un bando pubblico a suono di campanello dinnanzi al Convento dei Padri Cappuccini. Il divino Simulacro viene portato, così alla chiesa Madre dove non sarà rimosso se non a grazia ottenuta.


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