COVID: COLDIRETTI PUGLIA, ALLARME PREDATORI CON ATTACCHI DI LUPI E CANI
INSELVATICHITI IN PASCOLI E STALLE
Continua la mattanza di capre, pecore e mucche nei pascoli e nelle stalle con la
preoccupante proliferazione di lupi, cani inselvatichiti e ibridi che, per
effetto del Covid con le limitazioni alla movimentazione in città e nelle aree
rurali, si moltiplicano senza freni scorrazzando liberamente e attaccando gli
animali negli allevamenti. E' quanto denuncia Coldiretti Puglia, a seguito della
recrudescenza del fenomeno degli attacchi dei lupi e dei cani inselvatichiti con
una presenza che si è moltiplicata negli ultimi anni con il ripetersi di stragi
negli allevamenti sulla Murgia barese e tarantina e sul Gargano, ma episodi
frequenti si stanno verificando anche in provincia di Lecce e Brindisi.
"Nelle campagne ci sono più animali selvatici, tra lupi, cinghiali e cani
inselvatichiti che lavoratori agricoli e la situazione è drammatica in tutta la
regione. Nel giro di dieci anni i lupi si sono moltiplicati, mettendo a rischio
non solo gli animali nelle stalle e al pascolo, ma anche la vita stessa di
agricoltori e pastori. In Puglia sono enormi le perdite registrate in campagna
causate dalla fauna selvatica, con un danno pari ad oltre 12 milioni di euro",
denuncia Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.
Le prede o spariscono perché i lupi le portano via o vengono azzannate alla
giugulare e lasciate morte in loco - riferisce Coldiretti Puglia - oppure se ne
ritrovano solo brandelli e i numeri la dicono lunga sulla necessità di innalzare
il livello di allerta e programmare efficaci attività di riequilibrio della
fauna selvatica che mette a repentaglio la stessa incolumità delle persone. Agli
animali uccisi si aggiungono - precisa la Coldiretti Puglia - i danni indotti
dallo spavento e dallo stato di stress provocato dagli assalti, con ridotta
produzione di latte e aborti negli animali sopravvissuti.
"Sono essenziali misure di contenimento per non lasciar morire i pascoli e
costringere alla fuga migliaia di famiglie che da generazioni popolano le aree
rurali più difficili dove l'allevamento è l'attività principale, ma anche i
tanti giovani che faticosamente sono tornati per ripristinare la biodiversità
perduta con il recupero delle storiche razze pugliesi, come la pecora 'Gentile'
di Altamura o la 'Moscia' leccese. Il problema dei grandi carnivori sta
diventando insostenibile ed è necessario trovare una soluzione in tempi rapidi",
insiste Muraglia.
"Il tema ormai ingestibile della fauna selvatica e dei predatori - aggiunge il
presidente Muraglia - va affrontato ai massimi livelli con una strategia
congiunta tra il Ministero dell'Ambiente e la Regione Puglia per stabilire le
misure da adottare a tutela delle aziende agricole e zootecniche".
Serve responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e allevatori
che con coraggio continuano a presidiare le aree zootecniche e a garantire la
bellezza del paesaggio. Senza i pascoli - afferma Coldiretti Puglia - aree
straordinarie muoiono, l'ambiente si degrada e frane e alluvioni minacciano le
città.
Negli ultimi anni si è reso necessario un continuo vigilare su greggi e mandrie,
al fine di proteggerle dagli attacchi poiché recinzioni e cani da pastori spesso
non sono sufficienti per scongiurare il pericolo. La resistenza degli
agricoltori è al limite - spiega la Coldiretti - è urgente trovare nuove
modalità di azione che permettano di organizzare in maniera più efficace un
sistema di gestione di questi animali predatori, che non sono più specie in via
di estinzione.
Del resto, questa situazione si somma - conclude Coldiretti Puglia - ai problemi
di sovrappopolamento di numerose altre specie selvatiche, dai cinghiali agli
storni, dai cormorani alle lepri, che si moltiplicano in una situazione di
assoluta mancanza di adeguate misure di programmazione necessarie per evitare il
conflitto con il lavoro agricolo.
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