Le domande poste da Leonardo Binetti e il delicato tema trattato da Danilo Selvaggio, potrebbero aprire un dibattito lungo e interessante.
Uso il condizionale non per sembrare prudente ma per validi motivi, dettati più dall’esperienza che da una sfera di cristallo.
Dopo aver letto i loro interventi, capirete il motivo della mia affermazione.
Vico è un paese moderato, mai trasgressivo, che negli anni ha forgiato pazientemente l’arte dell’ascolto e dell’attesa.
Obiettivamente, coniugare i verbi più utilizzati dai nostri due collaboratori, è compito arduo.
Semplificare, banalizzare, trasformare, fare chiarezza, commentare, discutere, cambiare: ecco, partiamo da questi.
Sfogliando, si fa per dire, le pagine dei social, ci rendiamo conto del grado di preparazione di tanti nostri «amici» su vari problemi trattati in rete.
Purtroppo il confronto costruttivo e mai banale, si riduce ad argomenti di grande respiro popolare ma di indubbia ed effettiva utilità. E’ come parlare di aria fritta o di calcio di serie A, dove il tifoso conta meno del due di coppe quando briscola è a bastoni.
Intanto le giornate afose sono il preludio di un’estate che si preannuncia ricca di turisti e di interessanti eventi, seppur nel massimo rispetto del protocollo anti-Covid. Le notizie delle famigerate varianti, giungono inesorabili ogni giorno e impensieriscono gli scienziati.
E non solo loro.
Togliere la mascherina all’aperto non significa non tenerla con sè e non indossarla in luoghi affollati e al chiuso. In tanti credono che tutto sia finito. Non è così, purtroppo.
La voglia di festeggiare, di sentire la banda suonare, le luminarie che riaccendono l’atmosfera dello struscio, le sere d’estate con le arachidi e la birra, è un desiderio comune.
I nostri paesi, hanno peculiari identità culturali, tanto che potremmo richiedere sulla nuova carta d’identità l’indicazione del santo protettore e la data in cui si onora in chiesa e nelle strade.
Noi cittadini garganici, durante le feste viviamo di torrone e zucchero filato, di luna park e fuochi d’artificio. Se non parte una processione, ci sentiamo un po’ orfani e un po’ feriti. Il dolore può anche passare in fretta, ma rimane insanabile la mancata attesa del cantante che si esibirà l’ultima sera di festa.
Questo è il mio paese.
Gente semplice che vive in semplicità.
Ancora uno sforzo comune e potremo finalmente ritornare a godere della nostra mitica estate vichese.
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