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Vicini a chi vive nella sofferenza della guerra

Aggiornamento: 25 apr 2022

Vicini a chi vive nella sofferenza della guerra -Cronaca, riflessioni ed emozioni-

I moderni sistemi di comunicazione e le immagini che si susseguono diffuse dai social, fanno percepire tutto come l’istantanea di quel momento, subito cancellata dalla valanga che ne segue. Manca il tempo per vagliare e metabolizzare quanto ci sta accadendo intorno. In questo turbinio, sta passando sotto i nostri occhi la realtà di questa inutile e disastrosa guerra che si abbatte sull’umanità. Quando invece, sono testimoni per aver vissuto, una breve parentesi e toccato con mano quanto dura e ruvida una pietra, a raccontarci la realtà, siamo investiti da emozioni che suscitano sentimenti di rabbia, di dolore ma soprattutto di compassione amorevole che ci inducono a prenderci carico del nostro prossimo.

Arriviamo a Siret...e appena comprendi dove ti trovi, gli occhi si velano di lacrime ed il nodo in gola sembra essere insopportabile una sensazione che non si può spiegare.. arriva in un momento, all'improvviso.

Quando vedi arrivare dalla frontiera un gruppetto sparuto, disordinato e inerme, capisci immediatamente che sono loro...sono coloro che senza colpa e senza volere si ritrovano senza più nulla, e tutto è racchiuso in quel bagaglio che portano, dove a non mancare sono le buste di plastica.

Li è racchiusa tutta la propria vita i propri beni la propria storia è lì, è tutto li in una busta di plastica...tutto il resto è stato strappato via...la storia di quell'individuo all'improvviso è tutta in quella busta. E’ così da sempre, da quando esiste la guerra da quando ci si trova costretti a fuggire da qualcosa che nessuno ha chiesto e oggi più che mai non trova spiegazioni, e così te lo trovi davanti agli occhi il rifugiato, l'esule, lo sfollato.

E mai, avresti pensato di vederne i segni così da vicino, si perchè in quel momento del passaggio tra la propria terra, la propria casa e la ricerca del luogo sicuro, segna il confine tra quello che è stato e quello che sarà.. è unico e lo vedi solo lì.... Risuonano in testa i racconti di mia nonna.., e me la rivedo.. e la immagino con i suoi tre figli, che lasciava la sua casa per andare in un posto più sicuro... e i volti di allora e di oggi si fondono in uno solo.

Li vedi varcare il confine con gli occhi smarriti e impauriti che cercano conforto ovunque, affidando il proprio destino a chi è loro più vicino dal poliziotto rude, al volontario, che nel piazzale antistante la frontiera tra Romania e Ucraina normalmente povero di orpelli e generalmente spoglio di tutto, questa volta somiglia alla piazza del paese addobbata per la festa del patrono con le bancarelle colorate che anziché offrire giochi e caramelle offre aiuto, conforto, cibo, peluches ed un buon te caldo.

Si prende posto, ogni posto è occupato e una volta sistemati e accomodati il respiro non è più affannato la tensione dei muscoli si allenta, anche i volti sembrano rilassarsi ed il viaggio inizia... ora ci si può riposare ... e le mamme con i figli come le nonne con i nipoti finalmente riposano gli uni in appoggio e sostegno verso gli altri..

Spogliato di tutto,

Dopo le lacrime,

Resta ancora qualcosa di suo e di mio?

Se questo è l’uomo,

Nascosto nelle viscere,

In fuga dalle bombe

e smarrito in se stesso,

Tu, Dio, dove sei?

Semplicemente lì,

Salito sul bus.

Se questo è Dio, allora…

mi accompagni?

Stamattina mi sveglio ….e penso che nonostante non abbia dormito un granché ho avuto il privilegio di dormire, quel poco serena sapendo che io e i miei figli siamo al sicuro, che la mia casa è ancora qui e che i miei affetti più cari stanno bene!

Ecco… le sue parole oggi mi fanno sentire fortunata! Tutti nel mondo dovremmo avere questa fortuna...a queste mamme e a questi bimbi chiedo perdono per chi doveva proteggerli e farli stare al sicuro e invece li costringe a scappare da quella che era la loro casa! Grazie…per il vostro gesto di amore! Sappiate che i nostri pensieri erano con voi. Benvenuti bimbi e mamme! Portiamo un pochino con voi il peso di quello che vi sta accadendo, certi che il non sentirvi abbandonati in questa tragedia possa ridarvi un briciolo di fiducia negli esseri umani...

Grazie … non ci sono parole solo silenzio e aiuto quanto possibile. Ancora qui da me non si percepisce il dramma anzi vedo una lento distacco da parte di tutti presi ormai come siamo dalla macchina infernale della quotidianità e delle futili problematiche di tipo per lo più materialistico (il pc che non si collega, lo smartphone che non è adeguato, il cornetto è duro, l’aperitivo delle 17,00 … senza il quale il mondo non gira….e tanto di più). In questa situazione mi sento oppresso e preoccupato ma anche impotente e fermo … vedo intorno a me, da queste parti il disinteresse totale. E sto male.

Camminare a fianco di chi soffre è il sogno (Mission) della Save the Dreams amici di don Guanella.



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