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L'antico protettore di Vico del Gargano, fino al 1618, è stato San Norberto di Xanten (Germania). Come sia arrivato il culto di questo Santo nel nostro paese non si sa. Certamente al suo tempo è stato un grande Santo ed ha riformato anche l'Ordine degli Agostiniani.
La sua ricorrenza è il 6 giugno e i vichesi lo festeggiavano insieme alla Madonna del Rifugio, protettrice del nostro paese. Il popolo di Vico, nel passato viveva soprattutto di agricoltura: olive, arance e carrube. Le arance costituivano un prodotto di primaria importanza nell'economia locale, una grande ricchezza per il paese, ed erano rinomate, tanto che si esportavano in Italia e all'estero, fino in America.
E' risaputo che le piante degli aranci sono state importate nel nostro territorio dai monaci benedettini, che giravano continuamente per l'Italia e altre nazioni, portando cultura e innesti di piante diverse.
La storia tramanda che, prima del 1600, le invernate rigide con i geli danneggiavano il raccolto degli agrumi delle vallate a mare, con sostanziosa perdita economica. I proprietari degli agrumeti, sopportavano ingenti spese per il lavoro, la cura degli agrumeti e il fisco da pagare. Presso l'Archivio di Stato di Napoli qualche anno fa è stato rinvenuto un documento datato 31 marzo 1594, che riguarda la precarietà del raccolto dei nostri agrumi, causata dal gelo. I danni del raccolto furono subìti sia dal territorio di Rodi che di Vico.
Il documento, tra le altre notizie riporta "Essendo in quel gelido inverno gelati e seccati non solo i frutti, ma perfino gli alberi di cetrangoli e limoncelle, e poichè questi costituivano il maggior reddito del paese, la stessa Università (Comune) si vide costretta ad aumentare i carichi fiscali per poter adempiere ai pagamenti dovuti alla Regia Camera". Il documento mette in luce quanto fosse fiorente la nostra economia agrumaria già dal 1500.
Nel 1609 e nel 1610 si erano ripetute le gelate e il nostro paese risentì della perdita del raccolto, tanto che anche la nostra Università mandò un memoriale alla Regia Camera chiedendo dei prestiti, che le consentissero la risoluzione dei propri pagamenti fiscali.
Poichè le gelate si ripetevano ormai continuatamente, sia i proprietari che gli operai non ricavavano il denaro necessario per vivere e affrontare le spese per i lavori dell'anno seguente. Certamente si invocava il Santo protettore del nostro paese, ma la sua ricorrenza cadeva a giugno. Prima del 1618 a Vico si era verificata una serie di inconvenienti. Come si è detto i monaci benedettini andarono via dal Gargano e non potè essere più alimentato il culto di San Norberto. Per questo, al tempo del pericolo dei geli invernali, venivano meno gli animatori per un appello di intercessione. Forse i proprietari degli aranceti, lamentando gli inconvenienti, suscitarono un movimento di opinione pubblica, che portasse alla sostituzione del protettore con un Santo che si festeggiasse d'inverno, quando le arance avevano bisogno del conforto delle preghiere del popolo e della protezione di un Santo.
Sulla scelta del nuovo protettore non fu il clero a decidere nè il Marchese di Vico e nè tanto meno il popolo, ma il Sindaco di allora e i quattro Eletti, che formavano una specie di Giunta Comunale. Questi, in seguito, si impegnarono a festeggiare, a spese del Comune, la solennità del nuovo protettore San Valentino. Una commissione fece proposta all'Arcivescovo della diocesi di Manfredonia di sostituire il protettore San Norberto: venne accettata. Una delegazione di vichesi si recò a Roma per chiedere alla Santa Sede la sostituzione e scegliere il nuovo protettore.
Ottenuto il permesso, la delegazione si recò nelle catacombe dove si custodivano i busti dei Santi Martiri. La tradizione tramanda che, mentre i delegati giravano nelle catacombe per la scelta del Santo, il capo della delegazione inavvertitamente urtò il braccio di una statua. Chiese chi fosse quel Santo e gli fu detto che era San Valentino prete e martire di Roma, che si festeggiava il 14 febbraio. Il capo della delegazione ebbe la sensazione di essere stato prescelto dal Santo e la commissione ritenne provvidenziale il fatto, quasi un invito alla scelta definitiva del protettore del Santo.
Nel Medioevo era credenza comune che in questo giorno gli uccelli, avvertendo l'approssimarsi della primavera, iniziassero a nidificare: il 14 febbraio segnava quindi il risveglio annuale alla vita e all'amore inevitabilmente divenne il giorno degli innamorati. Peccato, un giorno solo all'anno! Sarebbe così bello essere innamorati di quanti ci circondano e di tutto quello che si fa, ogni giorno dell'anno! Felicità e amore, nientr'alto. Chi può amare è felice.
Il Santo piacque alla commissione, perchè la sua festa cade proprio nella piena stagione invernale, quando gli agrumi hanno bisogno di protezione. Così San Valentino Prete fu scelto anche come nuovo protettore degli agrumeti di Vico del Gargano. Furono chieste alcune reliquie e la Curia romana le concesse, insieme all'autorizzazione di eleggere Patrono di Vico San Valentino Prete dal 1618. La scelta del nuovo protettore fu interpretata così dai Vichesi: non fu la delegazione a sceglierlo, ma San Valentino a scegliere il nostro paese.
Gli amministratori conclusero la prassi civile ed ecclesiastica per il cambio di protettore. Intanto la delegazione fece sapere quanto era avvenuto a Roma anche ai Marchesi Spinelli, feudatari del tempo e dimoranti a Vico, nel castello accanto alla chiesa Madre, certi di fare cosa gradita. I Marchesi, per puro caso, conservavano, nella cappella del loro castello, un antico busto di legno dorato di San Valentino, con dentro alcune reliquie autentiche. Il Marchese, approvando la proposta del cambiamento di protettore donò alla Collegiata di Vico il busto ligneo.
L'Arcivescovo di Manfredonia, con decreto del 10 febbraio 1618, dava la sua approvazione e il 14 dello stesso mese venne stipulato un contratto nella chiesa matrice tra gli amministratori e 21 delegati del clero, alla presenza del Giudice Regio per i contratti. La leggenda tramanda che quando la statua di San Valentino con la reliquia in petto, portata dai sacerdoti, entrò nella chiesa Madre, gremita di gente, all'ora dell'Ave Maria, il campanello dell'Altare Maggiore si mise a suonare a distesa alla vista di tutti, fin quando la statua fu posta sul luogo preparato in presbiterio per l'esposizione.
L'arciprete di allora proclamava le seguenti parole al popolo esultante: "San Valentino Prete, Martire insigne della Religione Cattolica, testimone irrefragabile del sincerissimo Culto. Il popolo di Vico del Gargano tributa venerazione al famoso Taumaturgo, al nostro Patrono principale".
Il Papa Benedetto XI nel 1687 emanò un "Motu proprio", che concedeva il primo ed unico Altare Privilegiato nella Collegiata in onore di San Valentino per il suffragio dei defunti.
Nel 1694 un signore di nome Nicolò de Angelis compose un dramma sul Martire San Valentino, dedicato al Marchese di Vico, Don Francesco Troiano Spinelli ed alla Marchesa di Vico, Donna Angela Spinelli Cardanes, Principessa di Tarsia. Dopo più di due secoli fu commissionata una nuova statua di San Valentino costata 200 ducati, più 65 per il diadema, la mannaia e la palma d'argento.
Fu inaugurata e benedetta il 13 giugno 1847.
Il 3 luglio 1851 l'Arcivescovo di Manfredonia Vitangelo Salvemini tolse con le proprie mani dal busto di San Valentino le ossa del Santo e le ripose in una teca d'argento. Il reliquiario poi fu posto dentro la statua nuova, visibile al centro del petto, insieme con l'autentica in carta pergamena. Questa è la statua che si porta ancora oggi in processione. Quella originaria invece, il busto di legno donato dal Marchese Spinelli, si conserva nella cappellina della Chiesa Madre, la prima a destra entrando dalla porta centrale.


 

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