“Basta egoismi, abbiamo un mondo da salvaguardare!”
- Michele Lauriola
- 5 ott 2016
- Tempo di lettura: 8 min
E' vichese il 1° classificato (per la sezione C), al Concorso Letterario "Raccontar...Scrivendo" per Studenti delle Scuole Primarie e Secondarie di primo e secondo grado, giunto alla sesta edizione e organizzato dall'Associazione "La Casetta degli Artisti" di Recanati.
Ispirato alla tematica leopardiana, il concorso ha ottenuto un positivo riscontro tra gli studenti, che hanno fatto pervenire i loro numerosi scritti via web, a riprova che Giacomo Leopardi è amato e attuale più che mai.
Il nostro Nicola Canestrale, studente dell'Istituto Superiore "M. Del Giudice" di Rodi Garganico, è salito sul podio più alto, premiato da una commissione composta da insigni e illustri docenti.
Da registrare anche il lodevole quarto posto della garganica Marlene Di Bari, sempre dell'Istituto rodiano, a consolidare l'ottimo lavoro svolto dalla prof.ssa Maria Teresa Rauzino, che con maestria e passione ha guidato e spronato i ragazzi.
Non resta che complimentarci con i giovani scrittori in erba e sperare che il solco tracciato possa ricevere semi e futuri frutti per il Gargano e per le nostra comunità, sempre più bisognosa di giovani talenti.
Al nostro Nicola, un plauso speciale per la sua prima vetta conquistata. Bravo!
In allegato il tema e il racconto:
“ … derrate che ci vengono da lontanissime parti, mediante le stesse o simili misure, schiavitù ec. come il zucchero, caffè ec. ec. e si hanno per necessarie alla perfezione della società”.
( Zibaldone \ 16 Giugno 1821 )
Leopardi notava che alcuni alimenti considerati indispensabili sulle tavole erano prodotti da popolazioni che vivevano in miseria. Anche oggi fame, povertà e sfruttamento offendono le coscienze. La carta di Milano ha formalizzato l’impegno collettivo per la risoluzione di questi problemi.
Quali proposte avresti formulato, modificato o aggiunto a questo documento?
“Basta egoismi, abbiamo un mondo da salvaguardare!”
In un caldo fine luglio sono andato, con la mia famiglia, a Milano per visitare l’Expo. Il tema di questa Esposizione Universale era “Nutrire il pianeta, Energia per la vita”, pertanto i padiglioni dedicati alle varie nazioni espositrici proponevano il meglio delle rispettive tecnologie per fornire una risposta concreta ad un’esigenza vitale e riuscire a garantire cibo sano e sufficiente per l’intera umanità, nel rispetto del Pianeta e dei suoi equilibri. Molti padiglioni erano provvisti di punti di ristoro dove ho avuto l’opportunità di assaggiare alcuni piatti tipici.
Il simbolo dell’Expo era “ l’Albero della vita” alto almeno 40 metri dove la sera, ad orari prestabiliti, si svolgevano spettacoli di luci,musica e giochi d’acqua. Tutti i padiglioni presentavano le loro piante tipiche attraverso suggestivi filmati e foto che mi facevano rendere conto di come avvenivano le coltivazioni e come, dopo vari processi, si arrivava al prodotto finito. Tra i vari padiglioni che ho visitato, due mi sono piaciuti in modo particolare: il padiglione Zero e quello della Svizzera. Il primo faceva entrare nello spirito dell’evento: all’interno si presentava come un’enorme biblioteca in legno dove i suoi numerosi cassetti simboleggiavano le memorie dell’umanità sull’alimentazione. Vi era poi una parete con tutti i principali semi del mondo. Nel secondo i visitatori potevano prendere gratuitamente da quattro torri prodotti in quantità illimitata : mele a rondelle, sale, caffè e acqua ma, se ne avessero prelevato troppo, non sarebbe restato più nulla per chi fosse venuto dopo. Questo è stato il messaggio più diretto ed educativo che ho potuto percepire all’Expo.
Tra gli altri ho visitato anche il padiglione della Santa Sede, dove tante immagini e brevi film presentavano i volti e i luoghi dove si soffre per la fame, la sete o a causa di conflitti. All’uscita ho acquistato un libretto scritto da Papa Francesco noto come l’Enciclica “Laudato si” che tratta della preservazione dell’ambiente e dei vari segnali che esso ci dà affinché in noi tutti avvenga un doveroso cambiamento di rotta
In occasione dell’Expo c’è stato un confronto sulla sfida alimentare globale. Per mesi, molto prima che si aprissero i cancelli di questa Esposizione Universale, si sono riuniti numerosi esperti che hanno posto le basi per la stesura della “Carta di Milano”. Questo documento raccoglie responsabilità ed impegni rivolgendosi a cittadini, governi,istituzioni,associazioni ed imprese. Tale carta, visionabile e firmabile all’interno del Padiglione Italia, poteva altresì essere letta e firmata on line da casa.
Io condivido tutto ciò che è stato scritto nella Carta e non sono certo all’altezza di fare proposte innovative. Visitando l’Expo, ci si rende conto di quante “cose” offra il nostro Pianeta e a prima vista sembrerebbe che ce ne sia per tutti. Questa Carta presenta tanti buoni propositi che sono però rivolti a noi considerati “fortunati” perché abbiamo già tutto, anche il superfluo. Nonostante il progresso delle scienze e delle tecnologie, la Fame colpisce ancora milioni di persone in Africa, Asia e in Sud America e moltissimi sono i bambini denutriti. Da noi c’è il problema contrario. I nostri bambini sono in sovrappeso o obesi e ciò è dovuto a tanto cibo e bevande “spazzatura” tanto gradevoli al palato quanto dannosissimi per la salute. Ma si sa che tali prodotti sono l’emblema di potenti multinazionali che forse dovrebbero apportare consistenti cambiamenti alle rispettive politiche che però andrebbero a intaccare i loro profitti.
Nelle nostre case si spreca molto cibo e non si ha l’educazione di saperlo conservare per farne un uso successivo e spesso lo si butta nel cestino della spazzatura.
Noi, abitanti dei paesi occidentali, viviamo lussuosamente in pace ma ancora in troppe nazioni ci sono guerre tribali, governi corrotti e corse agli armamenti che indeboliscono strutture sociali già deboli . In questi Paesi, dove si coltivano prodotti che poi arrivano sulle nostre tavole, l’agricoltura è ancora a livello medievale e quindi il reddito della popolazione è bassissimo e spesso le potenti multinazionali acquistano a prezzi stracciatissimi le loro materie prime. Il tema della crescita demografica porta inevitabilmente alla questione delle risorse ambientali che prima o poi si esauriranno a causa dello sfruttamento sconsiderato dell’ambiente , ma anche per eventi climatici sempre più disastrosi e frequenti, con conseguenti danni al paesaggio. I mutamenti climatici sono sempre esistiti in natura, ma in questi ultimi anni l’umanità , con la sua sete di continuo benessere, ha cercato di modellare il Pianeta a proprio uso e consumo. Come affermava già il Leopardi: “ l’uomo è sciocco e superbo ed è destinato a soffrire perché non capisce la grandezza della Natura.” Con le deforestazioni selvagge e con la maggior produzione di gas inquinanti che hanno causato un aumento globale della temperatura il quale, tra le varie conseguenze, porterà alla desertificazione di zone che ora sono coltivabili. Far maggior uso delle “energie rinnovabili”, fonti pulite e quasi illimitate, regalerebbero un mondo migliore e più produttivo alle generazioni future.
Il nostro è un mondo pieno di contraddizioni: da una parte il cibo si spreca e dall’altra non ce n’è o si fa molta fatica per procurarselo.
Per promuovere lo sviluppo nei Paesi dove ancora non c’è, bisognerebbe incrementare l’agricoltura con l’inserimento di infrastrutture, diffondendo l’istruzione e l’uguaglianza sociale, facendo rispettare i diritti civili.
Con maggiore consapevolezza queste popolazioni potrebbero difendersi meglio da governi prepotenti e dalla speculazione di grandi industrie, stabilizzando così i prezzi delle loro materie prime.
Anche qui in Italia avvengono ancora oggi speculazioni vergognose. A volte grandi quantità di prodotti, essendo in esubero, vengono distrutte per far incrementare il costo sul mercato, invece di essere regalati alle varie associazioni caritatevoli che saprebbero farne buon uso.
Mio padre, piccolo agricoltore, si è sempre lamentato per l’esiguo prezzo dell’olio che viene prodotto qui nel Gargano che, nonostante sia di ottima qualità, non ha commercio e procura ricavati minimi che non coprono le spese di produzione. Si preferisce invece importare olio da Paesi lontani, di qualità e costo inferiore, dove quest’ultimo è prevalentemente imputabile allo sfruttamento della mano d’opera. Stesso discorso vale anche per la vendita degli agrumi locali che vengono scavalcati da prodotti provenienti dal sud America a costi molto concorrenziali.
A causa di questo contorto meccanismo, per poter commercializzare i nostri prodotti, ci si avvale, anche se molto scorrettamente, della mano d’opera di extracomunitari mal retribuiti, per poter rimanere nei costi del mercato. Affinché le campagne non vengano abbandonate, perché non più redditizie, spero che la politica nazionale ed europea ponga fine a questo ingranaggio vessatorio che per il momento è irreversibile.
Questo sfruttamento esisteva anche nel passato. Già nel lontano 1821 il Leopardi rifletteva sulla contraddizione della vita dell’uomo e su come fosse difficile mantenere l’uguaglianza nel mondo. Nello “Zibaldone” il grande poeta di Recanati (ma non solo) parla di particolari derrate alimentari, provenienti da Paesi lontanissimi della Terra, che rendevano più gustosi i cibi di una società già agiata; questi alimenti: caffè, zucchero ecc., erano frutto del lavoro degli schiavi delle piantagioni dell’America centro-meridionale. Leopardi si chiedeva se la schiavitù tutto ciò fosse un gioco cinico predisposto dalla Natura che non vuole mai l’uomo felice o fosse una contraddizione prettamente umana, ingiustificabile:
“Ditemi quindi 1. se è credibile che la natura abbia posta da principio la perfezione e felicità degli uomini a questo prezzo, cioè al prezzo dell’infelicità regolare di una metà degli uomini. (e dico una metà, considerando non solo questo, ma anche gli altri rami della pretesa perfezione sociale, che costano il medesimo prezzo.) Ditemi 2. se queste miserie de’ nostri simili sono consentanee a quella medesima civiltà, alla quale servono. È noto come la schiavitù sia [1173] difesa da molti e molti politici ec. e conservata poi nel fatto anche contro le teorie, come necessaria al comodo, alla perfezione, al bene, alla civiltà della società”.
Giacomo Leopardi insiste sul principio di eguaglianza, e su come il progresso sia assolutamente inumano quando si fonda, anche ai fini dell’incivilimento, sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Citeremo un significativo passo dello Zibaldone sulla moneta che sembra profetico, nella sua lucida visione:
“Osservate poi, nella stessa moderna perfezione delle arti, le immense fatiche e miserie che son necessarie per proccurar la moneta alla società. Cominciate dal lavoro delle miniere, ed estrazion dei metalli, e discendete fino all’ultima opera del conio. Osservate quanti uomini sono necessitati ad una regolare e stabile infelicità, a malattie, a morti, a schiavitù (o gratuita e violenta, o mercenaria) a disastri, a miserie, a pene, a travagli d’ogni sorta, per proccurare agli altri uomini questo mezzo di civiltà, e preteso mezzo di felicità”.
Anche il Papa esorta sempre i governi affinché si faccia il possibile per liberare l’umanità dalle secolari catene della discriminazione e della disuguaglianza. Nel recente viaggio in Messico, rivolgendosi agli indigeni Chiapas ha chiesto loro “perdono” per le spoliazioni subite da parte degli europei: “Molte volte, in modo sistematico e strutturale, i vostri popoli sono stati incompresi ed esclusi dalla società”. Gli indios sono stati considerati inferiori nei loro valori, nella loro cultura e nelle loro tradizioni – ha continuato Papa Francesco – Altri, ammaliati dal potere, dal denaro e dalle leggi del mercato, li hanno spogliati delle loro terre o hanno realizzato opere che le inquinavano. Che tristezza! Quanto farebbe bene a tutti noi fare un esame di coscienza e imparare a dire: perdono!”. E non solo, questo popolo ha molto da insegnare, in tema di sviluppo sostenibile e di corretto uso delle risorse alimentari: “Il mondo di oggi, spogliato dalla cultura dello scarto, ha bisogno di voi!”.
Chissà se le parole di Papa Francesco e quelle scritte nella Carta di Milano potranno un giorno invertire la rotta. Chissà se sapremo adattarci ai vari cambiamenti, vivendo in armonia con la Natura.
Il mondo del Leopardi ed il nostro non sono molto diversi; il rapporto tra uomo e Natura è attualissimo. Per il poeta la Natura è la personificazione delle forze e dei fenomeni in eterna contrapposizione all’uomo. Essa mette sempre in difficoltà quest’ultimo causandogli sofferenza ma, essendo in un primo momento benevola, dona al genere umano l’immaginazione che lo fa evadere dall’infelicità. Quando la Natura diventerà matrigna sarà una forza suprema incurante dell’uomo…
Per me la Natura all’inizio è stata una madre benevola e generosa che tutto ci ha dato ma la nostra continua ricerca del piacere ha portato non solo alla nostra infelicità e a tante ingiustizie sociali, ma anche alla distruzione di tanti doni naturali. Anche il Leopardi, più che mai moderno, sentenziava che la società attuale era diventata egoista ed è ciò che purtroppo ora accade.
Come affermava il poeta, l’umanità deve far prevalere la propria dignità che è , insieme alla solidarietà, una forza immensa dell’uomo. Ognuno di noi, quindi, dovrà prima di tutto liberarsi dai propri egoismi; dopodiché, ma questa volta per tutti e insieme, sussiste l’imperativo categorico di capire che abbiamo un mondo da salvaguardare. Altrimenti saremo perduti … Tutti!
Nicola Canestrale

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