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Al voto! Al voto! Si vota (forse) a settembre

REGIONE PUGLIA

Al voto! Al voto! Si vota (forse) a settembre

di Giuseppe Maratea


"Al voto!", "Al voto!". Si vota (forse) a settembre per il rinnovo del Consiglio regionale pugliese. È il momento della verità, ma anche mercato, pubblica esibizione di affetti, astuzie, moralismo, in cui si aggrovigliano e si intrecciano sogni e incubi personali e politici.

E così, puntuale (e inaspettata) giunge la proposta di candidatura ad alcuni rappresentanti locali della "società civile" (è la moda del momento), sufficientemente colti e “candidi", immuni da scandali e distanti da lusinghe del Potere.

Candidati "tutto-verità", "tutto-sicurezza", "tutto-fede", "tutto-umanità" (tra le virtù, non è enumerato il "tutto-famiglia": occorre ricavarlo per vie induttive).

Gli interpellati (pare) si sono concessi qualche giorno di riflessione e, frastornati ed eccitati, si sono rifugiati in alcune località del territorio vichese (San Menaio, Calenella, la Foresta Umbra), per sottoporsi a un rigoroso "esame di coscienza" colorato di dubbi conturbanti ("non sum dignus", "non sum idoneus", "non sum aptus...", “sono un po' come l'asino di Buridano che muore di fame perché è un indeciso di natura, perché - disgraziato - non sa scegliere tra due balle di fieno": centrodestra? centrosinistra?

Il candidato, stavolta, non è (non può essere) il solito candidato "insider", già noto all'interno dei Partiti. Deve essere piuttosto un temibile "outsider", fresco alla scena politica. Ma avrà le giuste ambizioni da mobilitare? O rimpiangerà i cinque cereali al mattino e la tisana depurativa la sera (il che non si addice a chi si candida per il rinnovamento della Regione)? E vestirà i panni della "volpe" o del "lione” rimodellando il grande Niccolò; "Tutti i mezzi sono leciti, quando il fine è lecito"?

Sarà utile, perciò, nella solitudine della "Pineta Marzini" leggere e rileggere gli ancora attualissimi suggerimenti contenuti nel "Manuale del candidato" ("Commentariolum petitionis") che Quinto Cicerone impartì, tra 65 e il 64 a.C. al fratello Marco Tullio, candidato alla carica di console, in cui la prima regola del politico in corsa è la memoria (i "nomenclatores" che accompagnavano il candidato, gli suggerivano il nome degli elettori in cui si imbatteva: doveva conoscerli uno per uno).

E, quindi, come riuscire a trasmettere intrinseca sicurezza ai potenziali elettori e persuaderli a votarlo, convincendoli che si tratta "veramente" di un "homo novus", portatore, ovviamente, di idee nuove, trascurando, però, accuratamente di dire di quali idee si tratti?

E sarà capace di andare in giro e immortalare, dotandosi di una videocamera, tutti gli "scempi" (le code agli sportelli delle ASL, il traffico in tilt, le strade sporche, i giardini non curati)?

Restano, naturalmente, al palo i pigri, gli snob, gli annoiati: i purosangue elettorali devono essere (melius: apparire) zelanti, garbati, educati. E pazienza se nel “corpo a corpo" della campagna elettorale non saranno risparmiati i colpi bassi, sicché va alle ortiche il kantiano " il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me".

Immersi fino al collo nella " batracomiomachia delle elezioni", qualcuno si salverà, grazie alla clemenza celeste e ai pellegrinaggi (preferibili quelli in punta di piedi) al santuario dell'Arcangelo Michele, di San Pio e dell'Incoronata, taumaturghi di comprovata esperienza.

E, dopo la ragionevole riflessione, rinunziare o partecipare? E se partecipi e, poi, magari vinci?

È il classico delle elezioni. La paura di perderle. La paura (insidia maggiore) di vincerle.


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