ANCHE CARPINO AVRA' IL “SUO” SANTO?
- Mimmo Delle Fave
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ANCHE CARPINO AVRA' IL “SUO” SANTO?
IL SERVO DI DIO PADRE GIULIO CASTELLI – FILIPPINO
“Tutti i cristiani, in quanto battezzati, hanno uguale dignità davanti al Signore e sono accomunati dalla stessa vocazione, che è quella della santità.” (Cost. “Lumen Gentium”, 39-42)
Carpino,
E' in corso la causa di beatificazione di Padre Giulio Carlo Alberto Rodolfo Castelli d.’O. (o semplicemente P. Giulio Castelli, come tutti lo conobbero e lo conoscono), della Congregazione Religiosa dei Filippini, che iniziò, praticamente, già subito dopo la sua morte avvenuta, appunto, in concetto di santità e che Carpino ebbe il privilegio di annoverarlo, all'inizio dello scorso secolo, tra i suoi presbiteri più prestigiosi e di cui molto se ne parlò all’epoca della sua grande figura carismatica.
Nacque a Torino il 26 giugno 1846 dal Cav. Innocenzo Castelli e da Giuseppina Romano, e la sua famiglia comprendeva altri 4 fratelli e 1 sorella. Crebbe sotto la guida spirituale della mamma, che morì il 14 luglio 1859 quando il piccolo Giulio aveva solo 13 anni. Superò gli esami liceali il 22 luglio 1865, con la medaglia d’argento, e all’età di 19 anni entrò nell’Oratorio-Seminario di “San Filippo Neri”, della stessa natia città piemontese, accolto da P. Felice Carpignano, Preposito di quella Congregazione. Venne consacrato Sacerdote, sempre a Torino, il 13 Marzo 1869 all’età di 23 anni. Morì a Cava de’ Tirreni (Salerno), dove trascorse la maggior parte della sua vita sacerdotale e spirituale, il 21 luglio 1926 all'età di 80 anni. Nella cittadina campana celebrò la sua ultima Messa il 16 Luglio 1926, 5 giorni prima della sua dipartita al cielo. Il 6 Settembre 1931 le sue spoglie mortali furono traslate dal locale cimitero civico di Cava alla Basilica-Santuario della Madonna dell’Olmo, della stessa cittadina, accompagnate dall’Inno composto, per quell’evento, da Felice Cuomo: “Il Sacerdote della Pietà”.
Lasciò Torino per Roma nel 1889 per rispondere all’appello della Comunità Filippina di Santa Maria in Vallicella, per rianimare e ripopolare quella comunità (proprio in questo luogo, periferia di Roma, come si ricorderà, nel 1551 san Filippo Neri fondò la sua “Congregazione dell’Oratorio”). Da Roma a Civitella Roveto (in Abruzzo) e nel 1896 giunse a Cava de’ Tirreni, alla Basilica Pontificia di Santa Maria Incoronata dell'Olmo (o Maria SS.), dove fondò la “Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri”, accogliendo così l’invito a lui rivolto da Mons. Giuseppe Izzo, Vescovo di Amalfi-Cava, di prendere contestualmente possesso del Santuario di Maria SS. dell’Olmo. Ivi svolse il suo ministero apostolico con zelo pastorale, avendo cura soprattutto di sviluppare e diffondere la devozione della “Madonna dell’Olmo”, sull’insegnamento sempre a lui presente di S. Filippo Neri che in vita disse: “Figliuoli miei, siate devoti della Madonna, siate devoti a Maria.”
All’alba dello scorso XX secolo, per 4 anni circa (dal 1903 al 1906), Padre Castelli, unitamente ad alcuni altri confratelli, nel suo incessante ed instancabile peregrinare, aderì alla chiamata e all’invito dell'allora anziano Arciprete di Carpino Francesco Maria Carisdeo, in qualità di Missionario ed animatore della locale Comunità parrocchiale, ma alla improvvisa morte di quest'ultimo (1904) P. Castelli dovette ricoprire, per pochi anni e in sostituzione, anche l'incarico di Parroco del paese, oltre che di curato-eonomo, nonché Preposito della sua Congregazione religiosa, affidatogli dall'Arcivescovo Metropolita di Manfredonia dell’epoca Mons. Pasquale Gagliardi. Padre Castelli risulta che fu il 1° Religioso, in assoluto, a ricoprire l’incarico di Parroco a Carpino, dalla consacrazione e dedicazione della Chiesa Madre di San Nicola di Myra avvenuta al termine dei lavori di edificazione nel 1678. Dopo di lui, e non fu certo un caso, e precisamente tra il 1937 e il 1954, ben altri 3 Sacerdoti Religiosi dell’Ordine dei Filippini vennero a ricoprire l’incarico di Parroco presso la stessa Chiesa (allora unica chiesa parrocchiale esistente), cioè in media 1 ogni 5 anni. Come segno di gratitudine e riconoscimento, P. Castelli celebrò egli stesso il funerale del proprio confratello don Carisdeo con grande solennità, posando poi nella chiesa stessa una lapide con epigrafe, tutt’ora esistente.
All’epoca di P. Castelli Carpino contava poco più di 4200 abitanti (1901, 4° Censimento Generale della Popolazione dall’Unità d’Italia). Questo piccolo paese garganico era uno come tanti del sud Italia, povero ma dignitoso. Un borgo dove non mancavano i benestanti, ma abitato soprattutto da contadini, braccianti, pastori, manovali, pochi artigiani; di turismo neanche l’ombra, ovviamente, ma già erano iniziate anche per Carpino le prime emigrazioni nelle lontane terre oltre oceano.
Al termine della sua esperienza in Carpino, Padre Castelli ritornò definitivamente a Cava de’ Tirreni. Lì fu nominato Preposito Filippino, nonché Rettore e Cappellano del locale Ospedale Civile. In tutta la sua vita schivò volontariamente gli onori, i privilegi e le comodità dei devoti in quanto considerò sempre tutti i suoi “figli” uguali in dignità, evitando preferenze. Del suo impegno nel mondo, si riportano alcune righe tratte dal libro “Sotto l’Olmo di Maria”, dal cap. VII (in calce tra le fonti consultate), che ben descrivono la figura di questa Grande Anima: “P. Castelli era di quegli uomini, che, pur lavorando in un posto con tutto l’impegno, non mettono mai radici e sono sempre pronti a spiccare il volo. Fu una specie di uccello migratore…”
A P. Castelli oggi a Carpino sono intitolati l'Istituto Scolastico omni comprensivo (che include dalle Scuole Materne al Liceo Scientifico e Istituto Tecnico Informatico) e una Strada cittadina della nuova zona di espansione del paese, nella “167”. Lo stesso Religioso al termine della sua Missione lasciò in dono al suo popolo una piccola statua in pietra tutt'ora esistente, del grande Santo da cui egli trasse esempio, forza, insegnamento e la vocazione, cioè San Filippo Neri (colui che, come accennato, per primo ideò "L'Oratorio" tra i presbiteri nella Chiesa, nonché una sorta di primordiale Orfanotrofio, e che ogni tanto chiedeva ai “suoi” irrequieti e vivaci ragazzi “State buoni...se potete”, ma nel contempo li esortava a cantare “Preferisco il Paradiso”; seguito sul cammino del Vangelo, alcuni secoli dopo, da altri due presbiteri altrettanto carismatici come don Bosco e don Milani), che depose in una nicchia sopra una piccola e antica edicola votiva privata in Corso Vittorio Emanuele, zona storica, conosciuta ed a tutt'oggi esistente e venerata come "La Madonnella" che viene aperta, per tradizione, solo durante la Settimana Santa (l’icona raffigura infatti la Madonna dell’Addolorata).
Tra le Opere di P. Castelli, nella sua breve permanenza garganica, vanno ricordate l'istituzione dell'Oratorio, del Seminario Filippino e quella di un piccolo Ospedale, che intitolò a "Santa Francesca Romana" e che affidò, allora, alle Suore "Figlie di Maria" (probabilmente il primo ordine monastico femminile che si insediò a Carpino e che andò ad occupare i locali a piano terra e quelli sottostanti dell’Istituto, avendo altresì cura e gestione della soprastante antica chiesa del “Purgatorio”, che da moltissimi anni ormai non esiste più e di cui ne è rimasta, su una volta, soltanto una colomba raffigurante lo Spirito Santo). L’Oratorio, il Seminario e l’Ospedale cessarono la loro presenza con la partenza di P. Castelli. Successivamente fu istituito un Ospizio (che ospitò anziani in genere soli e abbandonati, anche dei paesi limitrofi) con l’avvento delle "Suore Discepole di Gesù Eucaristico", che giunsero a Carpino, in sostituzione delle precedenti già citate, alla fine degli anni '40. L’Ospizio cessò di esistere solo alla fine degli anni '60, mentre le "Suore Discepole" restarono ancora nell’Istituto continuando le loro opere già intraprese con due Sezioni di Scuola Materna e una scuola di taglio, cucito, ricamo, uncinetto e tombolo per ragazze, e dove si organizzavano anche recite e teatro. Dopo la partenza delle “Discepole” (fine anni '90) la struttura, dopo alcuni anni di chiusura, successivamente fu riaperta e sostenuta, relativamente per pochi anni, dalle "Suore Ancelle del Sacro Cuore". Con la partenza delle “Discepole” furono chiuse ormai le due sezioni di scuola materna, i corsi per le ragazze, l’attività delle recite e il teatro. Le nuove Suore, come anche le “Discepole” prima, si dedicavano ai compiti di animazione e servizio all’altare e nelle funzioni religiose, per la Caritas Parrocchiale, aiuto alle famiglie e a persone sole e abbandonate, doposcuola per bambini bisognosi, catechesi e aiuti nei confronti degli extracomunitari, soprattutto quelli di colore, numerosi nel periodo della raccolta delle olive; fenomeno questo presente nel paese ormai da oltre un quarto di secolo. Con la presenza delle “Ancelle”, unitamente al Parroco, collaboratori e le catechiste, era consuetudine quella di offrire il pranzo o la cena a Natale presso l’Istituto, a questi lavoratori di colore. Anche quasi tutto ciò non esiste più oggi. C’è presso i locali della Chiesa Madre l’Oratorio, dove si svolgono le consuete attività parrocchiali e tra queste la catechesi, il doposcuola e la Caritas gestita ora direttamente dal Parroco con alcuni collaboratori. Sempre tanto volontariato. Come dire che P. Castelli lasciò in “eredità” la sua sete di carità e di amore per il prossimo che idealmente è continuata nel tempo e ciò non può non considerarsi un altro suo “miracolo”. E’ come se Padre Giulio Castelli non fosse mai andato via e vive ancora in mezzo alla “sua” Comunità carpinese. Si attende, ora, che un altro ordine monastico femminile possa, eventualmente e nuovamente, riaprire quell’Istituto, tanto necessario ed importante per il paese, anche se bisogna fare i conti con la drastica diminuzione delle vocazioni religiose, motivo primario per cui tutte le precedenti Suore sono andate via da Carpino.
Proprio per quanto concerne il capitolo degli avvenimenti soprannaturali, per il processo di Beatificazione, a P. Giulio Castelli ne sono stati attribuiti alcuni. E fu proprio per sfuggire alla fama di santità che lo circondava (evidentemente sentiva dentro di se un gran disagio…come accadeva a san Filippo Neri) che il Religioso lasciò Torino. Ma anche a Cava de’ Tirreni per lui le cose non erano diverse e andava dicendo: ““Questa non è “aria” che fa per me.”” Fu allora che egli colse l’occasione per allontanarsi anche dalla cittadina campana rispondendo alla chiamata a Carpino.
A Cava gli fu attribuita la guarigione, ormai insperata, di un giovane, Giulio Della Corte. Gravemente ammalato e ricoverato in quell’ospedale, i medici lo avevano dato ormai per spacciato. Il Servo di Dio si recò subito al suo capezzale e gli portò il viatico, poi si fermò ancora un poco a pregare in ginocchio e lo benedisse con una reliquia di san Filippo. Appena uscito P. Castelli, il giovane si sentì perfettamente guarito con grande meraviglia dei medici. Sempre a Cava avvenne altro miracolo del Padre Filippino attraverso il fenomeno cosiddetto della "bilocazione", frequente nelle biografie dei santi. In tale circostanza guarì completamente da grave malattia un ragazzo, Teodoro Galdi, il quale vide realmente vicino al letto la figura di P. Castelli, ma che lo stesso, invece, era a sua volta ammalato nel convento e non poteva uscire. Altro episodio simile del Servo di Dio venne narrato da un certo Alfonso Coppola, il quale asserì che mentre P. Castelli era a letto gravemente ammalato, una sua cognata, Raffaella Rescigno, si confessò proprio a lui nella sua casa, e ne ebbe i conforti desiderati. Alla signora Giulia Pisapia il Filippino le raccomandò di prepararsi alla morte della madre, forse immaturamente, che avvenne dopo pochi giorni. Un altro ennesimo miracolo attribuito a P. Castelli fu quello della guarigione della Signora Trezza a Roma, gravemente ammalata. Ella aveva un figlio molto devoto del Padre Filippino, il Prof. Gaetano Trezza del Regio Liceo "G. Cesare", il quale portò precipitosamente il Sacerdote al capezzale della madre; fu da questi confessata e poi le accostò alle labbra la Sacra Ostia, e con una sua inseparabile e preziosa reliquia di San Filippo Neri le disse: "State di buon animo, voi guarirete per i vostri cari!" E così avvenne. Nel suo soggiorno a Roma, prima ancora della morte di Papa Leone XIII, P. Castelli predisse l'elezione al Pontificato di Pio X (Card. Giuseppe Melchiorre Sarto, Arcivescovo metropolita a Venezia) profetizzando: "Il Patriarca di Venezia sarà un buon Papa". E parimenti da citare e ricordare l’episodio di Suor Letizia Passaro, la quale a causa di una insormontabile difficoltà fisica, evidentemente, non poteva entrare nel suo tanto desiderato Ordine religioso per diventare Suora, ma Padre Castelli incontrandola le disse: “Stai tranquilla, sarai Suora!”
Durante la sua permanenza a Carpino, si racconta che una mamma povera e disperata, forse vedova, portò un suo piccolo figliolo, ignudo e affamato, da P. Castelli per chiedergli soccorso; quel giorno il Sacerdote non aveva proprio nulla da offrirle, ma disse alla donna: "Più tardi verrà la Provvidenza e vi manderò a casa qualche cosa." “La Divina Provvidenza" (in cui P. Castelli sempre credette fermamente, fortemente ed incondizionatamente) venne per davvero. Per quel motto che recita: "La Provvidenza scrive diritto su righe storte..." Il vecchio sagrestano di Carpino di quella chiesa dichiarò: “Io non ho mai visto, nella mia lunga vita di sagrestano, nessun altro sacerdote assistere i moribondi e i poveri con la pazienza e la carità del P. Castelli.” Altro episodio misterioso e soprannaturale avvenne sempre a Carpino (ma già di questo altro fenomeno se ne parlava sin da quando il Servo di Dio era nella sua Torino). Infatti, nel 1905, un giovane del locale Seminario Filippino appena istituito, tale Angelo Spagnuolo (poi diventato Maresciallo Maggiore dei Carabinieri) raccontò che una notte udì, tra veglia e sonno, un canto celestiale provenire dalla vicina cappella laterale della chiesa madre di San Nicola di Myra, dove P. Castelli era solito raccogliersi in preghiera fino a tarda ora. Il seminarista raggiunse la cappella e notò che non vi era nessun organo che suonasse, ma in un alone di luce vide il Padre Castelli lievitare dal pavimento e fin sopra l’altare della Madonna del Rosario, tutt'ora esistente. Lo stesso P. Castelli, cessato il fenomeno, forse non ricordò, oppure si rese conto fin troppo di ciò che gli era appena accaduto in quell'estasi di amore e di abbandono al Signore ed alla sua Santa Madre. Questo stesso fenomeno si racconta nella vita di San Filippo Neri.
Questi furono gli eventi soprannaturali più noti della vita di P. Giulio Castelli, ma forse ve ne sono altri ancora meno conosciuti o mai raccontati...
Ora i fedeli di Torino, Roma, Civitella Roveto, Cava de’ Tirreni, Carpino e di ogni altro luogo dove Padre Castelli posò i suoi piedi ed operò con la sua incessante ed instancabile Missione apostolica, nonché i suoi parenti, aspettano con devota trepidazione e fiducia la sua Beatificazione e si auspica che sia proprio l’attuale Papa (guarda caso, da Papa Leone XIII, contemporaneo a P. Castelli che conobbe personalmente nel suo soggiorno a Roma, a Papa Leone XIV), a conferirgli tale onorificenza, e successivamente annoverarlo tra i Santi di Dio. Non meno ci si potrà sorprendere o meravigliare se un domani, neppure troppo lontano, a Padre Castelli verrà dedicato un film sulla sua Vita.
Mimmo Delle Fave
(Delegato parrocchiale Pastorale Comunicazioni Sociali)
Fonti consultate:
- "Storia di un'Anima - P. Giulio Castelli" (pag. 17, 28-29 - del Sac. G. Trezza -
Tipografia E. Coda Cava de’ Tirreni, 1942;
- " Sotto l'Olmo di Maria - Il Servo di Dio P. Giulio Castelli dell'Oratorio" (pag. 85) - di P. D. F. M. Mezza o. s. b. -
Pubblicazioni Badia Cava de’ Tirreni, 1950;
- “Il Santuario di S. Maria dell’Olmo in Cava de’ Tirreni” (pag. 85, con ampia bibliografia e citazioni) -
di A. Della Porta - Scuola Tipografica “Opera Ragazzi di S. Filippo” Cava de’ Tirreni, 1966;
- "P. Giulio Castelli 1846-1926" - Cenni biografici sulla vita del Servo di Dio (pagg. 37 e ss) -
di P. A. Gallo minimo conventuale - Ediz. Basilica Pontificia di Maria SS. dell'Olmo - Cava de’ Tirreni, 1987.







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