Ciao Pierino, anche se il mio è solo un «arrivederci»
- Michele Lauriola
- 10 dic 2024
- Tempo di lettura: 4 min
E’ difficile tracciare il profilo ideale, autentico e imparziale dell’uomo politico Pierino Amicarelli. Viene meglio il ricordo dell’amico, dell’uomo, con i suoi difetti e le sue virtù, i silenzi e la passione, l’empatia e la testardaggine. Lo faccio con tristezza, con rassegnazione, scontata come la cronaca e messa a tacere dalla malattia, dalla solitudine voluta, dal carattere di chi aveva scelto di vivere nella maniera più consona a se stesso.
Ho scelto di ricordarlo con tre foto e con l’ultimo suo discorso pubblico.
Le immagini sono semplicemente la narrazione temporale della sua vita politica: Comitato Intercittadino Pro Ospedale, Assessore Provinciale nella Giunta Pellegrino, prima elezione a sindaco di Vico del Gargano nel maggio del 2002, quando prevalse sulla candidata sindaco Lella Savastano con soli 194 voti di differenza e la rivincita del 2012, quando vinse nettamente su Matteo Prencipe, suo maggior antagonista.
La foto con la signora di spalle la considero emblematica e significativa. Ci vedo il vero «Pierino» e molto di più. Lo sguardo che ci racconta la sua attenzione all’ascolto, la disponibilità al dialogo e alla «risoluzione» dei problemi, l’umanità dilagante di un uomo impegnato nel sociale.
Pierino era amato dalla gente perché viveva «tra la gente» e si addossava spesso disagi, controversie e lamentele dei cittadini, tentando quasi sempre di mediare e semplificare.
Tra i fondatori del Partito Popolare in Capitanata, ricoprì la carica di Segretario amministrativo regionale tessendo ottimi rapporti con i vertici nazionali, con parlamentari e amministratori locali.
Non posso scindere troppo Pierino dalla politica, è come escludere il secchio dal pozzo.
Lui era un pozzo infinito di «sì», di «vediamo come fare», di «proviamo a sentire gli amici», di «vado io a Foggia», con tutti i suoi limiti e le sue vittorie. Pierino era «prendere o lasciare», non c’erano mezzi termini.
Come per il protagonista in età matura di «Nuovo Cinema Paradiso», il suo rientro in paese dopo anni di lavoro all’estero (Africa) e al nord Italia, è stato provvidenziale per molti «secchi».
Per citare Neruda, il nostro caro Pierino «non ha mai incolpato nessuno, né si è mai lamentato, perché in fondo ha fatto quello che voleva nella vita».
Anche quando ha scambiato alcuni degli amici autentici con altri, rappresentativi dell’oro di Bologna, è stato perdonato. E’ stato aiutato da alcuni nel bisogno e considerato per quello che fondamentalmente era: un uomo buono.
Ciao Pierino, anche se il mio è solo un «arrivederci». (m.l.)




Il discorso del 12 febbraio 2013
Cari concittadini, amiche, amici, vichesi, elettori della lista «Vico c’è»,
buona regola vuole che prima di andar via, è doveroso salutare tutti. Ho aspettato tanto, forse troppo tempo per decidere di dimettermi dal prestigioso incarico affidatomi da 2200 elettori, che hanno tributato un consenso straordinario a me e ai componenti la mia lista, ponendoci una «fiducia» oltremodo attesa.
E’ possibile che un sindaco con una compagine così suffragata, non abbia trovato di meglio che «impantanarsi» in una crisi amministrativa senza soluzione?
Questo è il commento che fino a ieri ho ascoltato da decine e decine di amici, e sembrerà strano, anche da coloro che non ci hanno votato.
Dopo aver aspettato lo scadere dei 20 giorni da quando per la seconda volta ho rimesso il mio mandato, intendo informarvi ufficialmente.
Dopo le mie prime dimissioni, ho tentato con tutte le mie forze una soluzione mediata, per ridare al paese un governo forte e coeso. Non ci sono riuscito, non ci siamo riusciti.
Pensate sia stata solo colpa mia?
Lo saprete molto presto, magari in un incontro pubblico.
Con questo umile gesto nei confronti della mia cittadinanza, chiedo di non essere «mischiato» nella turbolenta contesa «politico-personalistica» vissuta e che ci ha visti protagonisti in negativo.
Ammetto le mie responsabilità, non mi sottraggo alle critiche e ai giudizi dei miei elettori o di quanti hanno creduto nel nuovo corso amministrativo, per questo chiedo scusa ad ognuno di loro, a tutti, perché mi sono sentito davvero il sindaco di tutti!!! Un’esperienza straordinaria, forse più della precedente, sotto il profilo umano per la bella ed acclarata testimonianza di stima ricevuta in questi giorni.
Qualcuno, con un pizzico di orgoglio, mi ha descritto come una persona «troppo buona», forse con più coraggio avrebbe potuto affermare che sono stato un «fesso», nel senso nobile dell’accezione. Ma tant’è...
In un contesto come quello creatosi nei mesi scorsi, ho tentato di tutto, anche strade poco condivise, tra disponibilità e dinieghi di componenti la maggioranza e la minoranza, cercando di riproporre un Consiglio Comunale nuovo, in grado di traghettare il paese sulla terra ferma, dopo essere rimasti per lungo tempo, in un mare in burrasca.
Non abbiamo trovato concordanza sufficiente su importanti progetti di cambiamento proposti al nostro vaglio, ed oggi, comunque lo si voglia giudicare, viviamo un tempo di criticità e di completa incertezza, che non permette più «distrazioni» o perdite di tempo. L’unica cosa che è emersa, è stata una forte connotazione individualistica, per alcuni versi ridicola e anacronistica, che alla fine ha mandato tutto all’aria.
Ecco il mio errore, forse non avrei dovuto candidare alcuni elementi. Avremmo vinto lo stesso? In molti dicono di sì...
Ho cercato di affermare e difendere il nostro programma, la nostra idea di sviluppo e di rilancio del territorio. Non è stato possibile. Mi dispiace molto. Sono rattristato e deluso, ma non sconfitto. Sono convinto che sapremo in futuro, con un gruppo di amici fidati, seri, impegnati per il bene pubblico, ridare dignità e speranza alla nostra città.
Voglio dire grazie ai giovani, alle ragazze e ai ragazzi che sono i depositari del futuro che possono rivoluzionare creativamente il nostro presente. A loro rivolgo l’invito di non lasciarci soli e di rimanere a Vico. Un grazie a chi svolge attività d’impresa in un periodo di crisi dove non è facile restare «in piedi».
Anche loro invito a non mollare.
Per me è un vanto poter dire: «Sono stato il Sindaco di Vico».
Sappiatelo, e giudicate le persone solo dopo averle conosciute veramente.
Grazie a tutti, anche se il mio è solo un «arrivederci».





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