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Considerazioni sull’installazione del campo boe nell’Arcipelago delle Isole Tremiti

Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa dell'Amministrazione Comunale del Comune di Isole Tremiti.


Il vice sindaco Gabriele Fentini dichiara: questo è un altro regalo del Parco Nazionale del Gargano!


Siamo consapevoli che, a distanza di 46 anni, l’Area Marina Protetta continua a essere priva di un regolamento chiaro e condiviso che ne definisca linee guida e modalità di gestione. Finora sono stati imposti soltanto vincoli, senza alcun reale beneficio per l’ambiente. Quella che doveva essere un’iniziativa volta alla tutela del mare si è trasformata in un carrozzone inutile, che non protegge l’ambiente ma investe tempo e denaro solo per creare meccanismi utili a garantire privilegi interni.

Negli anni, le proposte di regolamentazione (REO) sono diventate sempre più restrittive, compromettendo le attività tradizionali e gli usi locali, originariamente salvaguardati dal decreto istitutivo del 1989.

Oggi si sta tentando di infliggere l’ennesima ferita all’Arcipelago delle Tremiti, senza un vero confronto con la popolazione locale.

Con i fondi PNRR per la resilienza, si prevede l’installazione di numerosi campi boe per l’ormeggio che, secondo il progetto, occuperanno gran parte della costa dell’isola di Capraia (zona B, esposta a sud-est) e dell’isola di San Domino (zona C, anch’essa esposta a sud-est).

Questa iniziativa, se attuata, escluderebbe ampie porzioni di mare dalle attività marittime degli isolani.

A vantaggio di chi? I campi boe attualmente presenti non portano alcun beneficio economico al territorio, ma solo rifiuti e pericoli. I venti predominanti durante l’estate provengono da sud-est, costringendo spesso le imbarcazioni – nonostante abbiano pagato per l’ormeggio – ad abbandonare le boe nei lunghi pomeriggi estivi.

Gli enti promotori sostengono che le boe servano a salvaguardare i fondali marini e la Posidonia, evitando l’uso delle ancore. Tuttavia, nella realtà, le barche si spostano spesso durante la giornata per esplorare nuove calette, ancorando altrove.

Allora ci chiediamo: si vuole davvero salvaguardare l’ambiente o fare cassa?

L’amministrazione comunale si è trovata ad affrontare un progetto già avviato, inizialmente sottovalutandone l’impatto e confidando nelle buone intenzioni dell’Ente Parco. In seguito, approfondendo, si è resa conto della mancanza di dialogo e del potenziale danno che tale progetto causerebbe alla vita isolana e all’ambiente.

In due incontri pubblici con la popolazione, gli isolani hanno espresso forti perplessità, arrivando a formulare una proposta concreta per la tutela dell’ambiente marino: distribuire le boe nelle diverse calette dell’arcipelago, rendendole gratuite per i turisti che si affidano alla marineria locale per tour e soste bagno.

In questo modo si eviterebbe l’ancoraggio selvaggio, promuovendo una fruizione sostenibile.Il decreto istitutivo del 1989 – ribadito nella legge quadro del 1991 – prevedeva una gestione che integrasse l’uomo con l’ambiente naturale, valorizzando attività tradizionali, pesca, artigianato e usi locali. Invece oggi si ha l’impressione che si cerchi di scoraggiare la presenza della popolazione residente.Si dimentica che sulle isole si vive 12 mesi l’anno, non solo nei periodi estivi in cui arrivano i turisti dei charter e delle “passerelle green”, spesso agevolati dall’Ente Parco con numerosi permessi, senza lasciare alcun valore sul territorio.La legge quadro parla chiaramente di promozione economica e sociale, di attività compatibili con gli scopi del parco e tese al miglioramento della qualità della vita delle comunità locali.

Ma tutto ciò viene ignorato da decisioni calate dall’alto, senza alcun contatto con la realtà isolana.Oggi, guardando al progetto ISPRA–Ente Parco Nazionale del Gargano, sembra che si voglia rafforzare una “detenzione vigilata”, imponendo limiti in ogni zona che impediscono la sopravvivenza di pesca, artigianato, turismo subacqueo, locazione nautica e marineria.Il decreto istitutivo parlava di zone A, B e C con differenti livelli di protezione. Almeno nella zona C, i residenti avrebbero dovuto mantenere libertà di utilizzo, vigilando sull’uso sostenibile del mare. Ma nemmeno questo è stato rispettato: invece di guardie del parco, sono arrivati solo nuovi vincoli.Il regolamento dev’essere approvato dal Ministero dell’Ambiente, previo parere degli Enti locali.

La zona C dev’essere liberata dai vincoli per i residenti, affinché sia tutelato il loro diritto al lavoro e alla tutela del proprio ambiente marino, come è sempre stato fatto.L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. Concludiamo con questo principio costituzionale perché riteniamo che l’Ente Parco Nazionale del Gargano – gestore dell’Area Marina Protetta – stia ledendo il diritto fondamentale a un lavoro dignitoso, impedendo agli isolani di vivere del proprio mare.Ciò che davvero serve al nostro arcipelago è un porticciolo sicuro, che metta in sicurezza le barche commerciali di pescatori e marinai, e offra un approdo adeguato ai diportisti. Di certo, non servono campi boe esposti ai venti da sud-est e alle forti correnti.Speriamo che si torni a pensare davvero alla salvaguardia dei fondali, abbandonando ogni intento di fare economia a scapito del territorio, dietro il paravento di una “tutela” che di concreto ha ben poco.


Sindaco e amministrazione comunale



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