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Illustri Garganici - Padre Celestino Maria Cocle C.SS.R – Arcivescovo di Patrasso

Illustri Garganici - Padre Celestino Maria Cocle C.SS.R – Arcivescovo di Patrasso

Celestino Maria Cocle nasce il 23 novembre 1783 a San Giovanni Rotondo, da virtuosi e benestanti genitori, fin dalla tenera egli mostra quelle qualità di dolcezza e di amore, che fanno presagire il futuro uomo di Dio. Non ancora quindicenne chiese di entrare nella Congregazione del SS. Redentore di Sant’Alfonso de Liguori. Nell’anno 1799 mentre in Europa imperversavano momenti difficili per la Chiesa Cattolica, il giovane Celestino entrava, per il noviziato, nella casa dei Liguorini di Nocera dei Pagani. In questo periodo egli pose le fondamenta del suo carattere in cui spiccano i sentimenti di pietà e devozione; terminato l’anno di noviziato, il 21 novembre 1800 emetteva la professione solenne e si avviava agli studi di filosofia e teologia con lodevoli risultati. Benché giovane ottenne la cattedra insegnando alle nuove generazioni fin quando non fu inviato a Roma come Rettore del collegio di Santa Maria in Manterone.

Durante il suo breve soggiorno romano, per le sue qualità acquistò la stima dei Cardinali Paolo Polidori, Giulio Maria Somaglia e di Emanuele de Gregorio e finanche dal Papa Pio VII dal quale ottenne dispensa a poter confessare persone di ambo i sessi. Trascorsi appena due anni nella città eterna, quale assistente alla Commissione Pontificia faceva ritorno a Nocera per la ricognizione delle spoglie del venerabile Santo fondatore della Congregazione Liguorina, e qui egli rimaneva chiamato a governare la casa della famiglia religiosa.

Durante questa sua permanenza egli si prodigò per il restauro della chiesa e la costruzione della cappella che accoglie le reliquie di Sant’Alfonso e nonostante il periodo difficile dei moti carbonari del 1820 egli resse egregiamente la casa e il collegio di Nocera senza che, ne fosse procurato alcun danno.

Per la grande stima che si era conquistata, l’11 giugno 1824, appena quarantenne Padre Cocle fu eletto all’unanimità Rettore Maggiore; quarto successore di Sant’Alfonso fu preferito ad altri padri che fiorivano per maturità e senno nella Congregazione. Nella sua opera di governo, dedicò grande cura alla formazione dei giovani che affluivano, ottenendone grandi risultati e benefici. Per il tramite del marchese Tommasi il re Francesco I ebbe ad apprezzare la valenza dei giovani studenti liguorini della Congregazione e da questi Padre Celestino ne ottenne grandi favori con sovvenzioni, che gli consentirono di riunire gli studentati dell’ordine nel collegio di Deliceto.

La cura delle nuove generazioni, non lo distraeva dal governo delle case alle quali assicurò guide premurose, scelte fra i confratelli, alle quali con zelo indirizzava lettere encicliche. Richiamava tutti e a maggior ragione coloro i quali ricoprivano ruoli di governo, ai doveri della professione religiosa e della missione loro affidata. Non mancava poi di visitare personalmente tutte le case per accertarsi sul loro stato e sostenere la loro opera infervorando gli animi.

A Padre Celestino non mancarono i favori del re Francesco I, il quale autorizzo l’apertura di una nuova casa a Caserta e affido la direzione delle sante Missioni in tutto in regno. Anche il pontefice papa Leone XII concedeva favori alla Congregazione, acconsentendo fra l’altro all’apertura di una casa liguorina a Spoleto sua città natale.

Tra tutte le qualità, in Padre Cocle, spiccava la parola con la quale traeva a se l’uditorio a Roma come in Puglia o a Napoli dove fu chiamato a tenere gli esercizi spirituali alla corte nella Cappella Palatina. Padre Celestino fu un missionario, un predicatore Liguorino che annunziava con fervore la parola del Vangelo nella nudità della Croce.

Per ben due volte Padre Celestino rifiutò la proposta di essere elevato alla dignità episcopale, di Melfi nel maggio del 1828 e in seguito di Sant’Agata dei Goti, preferendo la cella del convento. Succedeva sul trono di Napoli Ferdinando II, che lo proponeva nuovamente, alla santità di Gregorio XVI, per l’elevazione episcopale. Richiamato all’obbedienza dal Segretario di Stato il cardinale Tommaso Bernetti, il 30 settembre 1831 lasciava la guida della Congregazione, per accettare la nomina di Arcivescovo di Patrasso in partibus infidelium, con la facoltà di poter rimanere a Napoli, dove continuò a lavorare per il bene della chiesa e del popolo. Fu consacrato a Napoli nella chiesa di Sant’Antonio a Tarsia dal Nunzio Apostolico di Napoli Monsignor Luigi Amat di San Filippo e Sorso.

Egli fu socio onorario della Reale Accademia Ercolanense di Archeologia, decano perpetuo dell’Almo Real Collegio di Teologia presso l’università di Napoli, Cavaliere di gran Croce dell’Ordine di Francesco I, dell’imperiale Ordine di Cristo del Brasile, Bali del S.O.M Gerosolimitano e Prelato domestico e Assistente al Soglio pontificio.

Colpito da apoplessia il 27 febbraio, morì a Napoli il 2 marzo 1857; i solenni funerali furono celebrati il 6 marzo 1857 nella chiesa di Sant’Antonio a Tarsia, che accoglie le spoglie mortali in un bianco monumento funebre ornato dallo stemma prelatizio e da un medaglione con il ritratto del Cocle. Una lastra di marmo bianco ricorda le qualità e i titoli di Padre Celestino Maria Cocle, in una lunga iscrizione, voluta da Paschalis Cocle. Ioannes F. [il fratello?].

Dalle notizie raccolte in rete, oggi la chiesa di Sant’Antonio a Tarsia versa nel più totale abbandono, utilizzata anche per accogliere senza fissa dimora, si trova esposta ad atti vandalici e a spoliazione da parte di ladri.

A.A.V. Dataria Ap., Processus Datariae vol.193 ff, 167.172

Ultimi Uffizi resi alla veneranda memoria di Mons. Celestino M. Cocle, Napoli, 1857.

C. Celano, Notizie del Bello e dello Antico e del Curioso della Città di Napoli, Vol. IV, Napoli 1859


Nicola Parisi




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