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Un'estate infinita...

La sindrome di chi fa «credere cose non vere» indica una situazione emotiva particolare, tipica di chi è consapevole di non possedere le capacità che gli hanno permesso di ottenere successo.

Capita spesso in questo nostro mondo di apparenze e di mostrine luccicanti, di leggere post al vetriolo e messaggi su whatsApp che hanno come obiettivo quello di destabilizzare, minacciare o addirittura depistare...

Una dannata sbornia «da social», al pari della dipendenza dalle droghe, ha invaso i nostri spazi vitali, li ha trasformati in sequenze di immagini e di video senza limiti di tempo e ci ha resi (quasi) schiavi delle moderne forme di comunicazione.

Fortunatamente con le dovute eccezioni.

Non tutti infatti soffrono di «cellularite» e consumano la dose giornaliera di «tastiera» in momenti poco nocivi per la salute.

(Io sto provando a disintossicarmi).

Si è portati a concentrare l’attenzione sul giudizio altrui ed a incrementare i livelli di ansia da prestazione con un occhio ai like e un altro all’orologio.

Un po’ ci scherziamo, «allentando» la morsa della serietà da cravatta blu.

Un po’ ci giochiamo, osservando le reazioni, a volte indecifrabili, di chi consuma la colazione con il mouse o con il cellulare di ultima generazione.

Siamo figli di una cultura contadina, proiettati verso i confini inimmaginabili dell’intelligenza artificiale. Come saranno i prossimi anni?

Sicuramente difficili.

Un paese, il nostro, come tanti altri del sud, che invecchia e non fa figli.

Un paese che non offre adeguati servizi primari e fondamentali. (Sanità in primis).

Un luogo non luogo, dove la discussione è solo chiacchiericcio e il confronto un esercizio «arbitrario» di democrazia.

Con il caldo torrido, persone di ogni età, hanno provato a sensibilizzare tematiche importanti che interessano San Menaio, tra cumuli di rifiuti e binari di ferrovia da eliminare.

Con le infradito e i costumi da bagno, si sono riunite per tentare di dare un senso alle proteste.

Ma è sembrato mancassero i protagonisti, i capi, coloro che devono (dovrebbero) interloquire e rispondere alle domande.

E’ come fare una visita in chiesa per ascoltare la S. Messa per poi accorgersi che manca il prete.


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