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Dalle pizze a S. Menaio alla laurea in Fisica Nucleare: Davide Binetti, un vichese a Birmingham

Aggiornamento: 13 dic 2021

E’ bastato leggere un testo sui social, in cui emerge una voglia di rivalsa che sembra quasi una denuncia coraggiosa e tanto attesa di un giovane e brillante neolaureato, per convincermi a rendere ancora più visibile il suo messaggio autentico, quasi commovente.

Poi capisco subito che si tratta del fratello del nostro Leonardo, altro genio vichese prestato al Regno Unito, con cui abbiamo già versato colonne di inchiostro sul giornale.

Ma chi è questo giovane che ha destato tanto interesse?

Davide Binetti ha 26 anni, è di Vico del Gargano ed ha studiato sempre nel suo paese natio, dalla scuola primaria sino al liceo scientifico.

Dopo la maturità l’ingresso alla facoltà di Fisica all’Università di Bari e la tappa successiva nel Regno Unito, presso l'Università di Birmingham, dove ha conseguito una laurea magistrale in Fisica e tecnologia Nucleare.

Ma cerchiamo di conoscerlo meglio.


Congratulazioni dott. Binetti, dopo aver letto il suo messaggio le ho chiesto una breve intervista per comprendere meglio le sue “parole” su Facebook. Vuole darci qualche spiegazione?

"Grazie per l’attenzione, sono contento di questa intervista. Ho utilizzato il mezzo più diffuso tra i giovani per diversi motivi.

Per prima cosa, il mio intervento intende aiutare quei ragazzi che molte volte si trovano in difficoltà e che raramente sfoderano la forza e la determinazione necessaria per affrontare da soli i loro problemi. Mi riferisco al rendimento scolastico, alle presunte imperfezioni caratteriali, all’aspetto fisico, che a volte diventa motivo di scherno, ed anche al giudizio degli “altri”, spesso falsi amici, che con le loro parole precludono forme di socializzazione spontanee e scontate".


Se ho ben capito lei ha deciso di testimoniare pubblicamente la sua esperienza fino a ieri ben nascosta, perché?

"Diciamo che ho tirato fuori un coraggio mancato. Sono sempre stato molto timido e coinvolgere altre persone è stato difficile. Ho sempre faticato ad esternare qualsiasi cosa mi accadesse, con ripercussioni anche di rilievo per il mio carattere introverso. Credo però sia valsa la pena farlo ora, vista l’attenzione che state ponendo nei miei confronti, ed anche perchè è giunto il momento più opportuno per farlo".


Ci parli delle sue difficoltà nel comunicare le avversità, un problema penso molto diffuso, specialmente in età adolescenziale.

"Molti ragazzi, infatti, non capiscono che ogni persona ha una sensibilità differente e che anche semplici battute possono essere vissute male, possono colpire una loro parte debole, causando grande sofferenza. Sempre più frequentemente ascoltiamo notizie che raccontano di suicidi o addirittura omicidi (un esempio lampante sono i recenti fatti accaduti in America). Caschiamo sempre dalle nuvole…"


Volendo fare una sintesi delle vicende negative è possibile riportarle in scala di importanza?

"Certamente. Al primo posto collocherei le vicende spiacevoli che mi hanno visto protagonista durante gli anni scolastici nelle varie scuole di Vico.

Venivo umiliato dagli altri studenti e considerato lo "sfigato" per eccellenza. Mi dicevano che non avrei mai raggiunto buoni livelli nel prosieguo degli studi. Ho sempre vissuto nell'ombra, mi sentivo inadeguato. Ad esempio, giocavo a calcio e questo sport mi piaceva, ma era insopportabile il giudizio della gente che mi paragonava al «bambino con il pigiama a righe». E’ stato umiliante, dunque smisi di giocare a calcio e mi approcciai al mondo della pesistica. Ma anche lì mi prendevano in giro dicendomi che non avrei combinato niente e che sarei rimasto lo scheletro che tutti conoscevano. Ma non ho mai mollato, anzi, questo mi ha aiutato a costruire una persona più forte e anche migliore nello studio. Il liceo lo ricorderò sempre come un posto dove non ero nessuno, ero il semplice sfigato che studia e si allena ma che non varrà nulla nella vita. Per me fu un problema e immagino che per molti sia lo stesso. Ma io non ho mollato mai!"


Ho la sensazione che questo sfogo sia una sorta di vendetta più che rivalsa. Spero non lo sia.

"In verità sin da ragazzino ero improntato verso un desiderio di vendetta. Con il tempo ho capito però che le emozioni provate dovevano essere utilizzate come una «driving force» per migliorarsi e superarsi, ponendole come traguardi da raggiungere, lasciando gli altri nella loro illusa condizione di superiorità. In realtà la miglior vendetta è il perdono, unitamente alla dimostrazione tangibile di ciò che si è riusciti a realizzare senza dover dimostrare niente a nessuno".


Chiudiamo questa chiacchierata con una nota positiva, magari un elenco di «consigli utili»

"In fondo è proprio così. I consigli potrei dispensarli citando semplicemente le mie esperienze pregresse. Sono diventato un personal trainer di calisthenics, ho fatto il bagnino, il pizzaiolo a San Menaio, lo starter chef. Da poco ho iniziato anche ad essere un donatore di sangue per dare un piccolo contributo ai bisognosi. Ecco i miei auguri di buone feste e l’invito a tutti i ragazzi di credere nelle proprie capacità, a prescindere dal giudizio di insegnanti e conoscenti. I veri amici sono quelli che ti hanno considerato quando non eri nessuno.

Grazie a te e al tuo giornale. In fondo Vico ha bisogno di buone notizie!"


Intervista a cura di Michele Lauriola

Nella foto, Davide Binetti insieme al fratello Leonardo



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