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Domenico Delli Muti: genio vichese

La storia della cassa armonica è strettamente legata alla figura di Domenico delli Muti, una persona straordinariamente abile e creativa, capace di realizzare opere d'arte con le sue mani. Sebbene fosse un falegname di mestiere, Domenico si distingueva per la sua capacità di andare oltre le convenzioni e creare opere uniche e ambiziose.

Le notizie che riportiamo di seguito, le abbiamo avute dalla maestra Tina Ferrante moglie di Pasquale d’Errico nipote di Domenico delli Muti.

Domenico delli Muti, falegname ebanista di straordinario talento, era una figura poliedrica, capace di eccellere in tutto ciò che intraprendeva. La sua abilità nell'artigianato lo rese celebre non solo per i mobili raffinati e le opere intarsiate in stile Liberty, ma anche per i capolavori realizzati nelle chiese locali, oltre a mobili, come cornici che arricchiva con sculture lignee. Era ricercato dalle famiglie più benestanti per la creazione di arredi particolari e unici, dove ogni dettaglio rifletteva la sua maestria.

Alla sua morte la moglie lo ha ricordato con questo epitaffio sulla sua lapide:


“Domenico delli Muti – 31/5/1884 – 28/3/1958

Visse e l’orma lasciò di sua mano nel legno, nel ferro e nella roccia. Opra cui il mare sorride e primavera adorna. Soffrì fiero male ma attese sereno che dal terreno dolor lo togliesse. Pietà di colei che in cielo è Regina.

Or più non sboccia per me la ginestra, l’onda raccoglie il tacito pianto e la preghiera s’innalza dolente lassù ove tu compi in vista di Dio l’opra più bella.

Tua Maria”

Tra le sue opere più grandiose spicca la cassa armonica, un progetto ambizioso e unico nel suo genere. Domenico la ideò e realizzò interamente da solo, senza l’aiuto di tecnici, progettisti o ingegneri. Disegnò ogni dettaglio, calcolò le misure con precisione millimetrica e costruì ogni componente. La sua profonda conoscenza delle giunture e dei punti di unione gli permetteva di montarla e smontarla con facilità, una competenza che trasmise al nipote Pasquale, il suo preferito.

La cassa armonica era maestosa, con un design elegante e raffinato. Durante le festività locali, veniva montata a Vico, a San Menaio, in particolare per celebrare la Madonna del Rifugio. Grazie alla sua bellezza e funzionalità, fu utilizzata in molti paesi della Capitanata, diventando un simbolo di eccellenza artigianale e punto di riferimento per le celebrazioni pubbliche.

La vita di Domenico era altrettanto straordinaria quanto le sue creazioni. Era capace di auto produrre qualsiasi cosa, finanche le scarpe e gli abiti. Costruì da solo una casa a tre piani a Murge Nere, una località con vista sul mare nei pressi di San Menaio. Al piano terra vi collocò la sua falegnameria, mentre gli spazi esterni ospitavano una casetta per la capra e un orto rigoglioso dove coltivava carciofi, melanzane e altri ortaggi, immerso in un ricco giardino di agrumi e piante da frutta protette da grandi allori a spalliera. La raccolta delle acque meteoriche in un pozzo sottostante e un forno costruito a regola d’arte completavano il corredo della casa rendendola autonoma e autosufficiente. Domenico incarnava un’autosufficienza incredibile, affrontando ogni progetto con ingegno e creatività. La casa stessa era il riflesso della sua visione: non solo un’abitazione, ma un luogo che combinava lavoro, natura e bellezza.

Dopo la morte di Domenico, la cassa armonica passò al nipote Pasquale, che la conservò con cura e continuò a utilizzarla per eventi e celebrazioni. Tuttavia, con il tempo, Pasquale non riuscì più a prendersene cura e iniziò a noleggiarla fino a cederla definitivamente. (a cura di Luigi Russo)


PASQUALE D’ERRICO ereditò la cassa armonica dallo zio Domenico, successivamente la diede in locazione a DOMENICO BERGANTINO che la gestì per ben 10 anni. Dalla metà alla fine degli anni 70, PIETRO LOMBARDI ebbe in consegna la cassa per poi cederla definitivamente a GIUSEPPE AGRICOLA, l’ultimo in ordine di foto.

Hanno collaborato nel lavoro di montaggio e smontaggio molti appassionati e confratelli: Giuseppe Canestrale, Giovanni Cilenti, Franco Cilenti, Mimì Paolo, Michele Gurliacci, Armando Afferrante, Francesco Di Maria, Nicola Di Maria, Giuseppe Manicone, Franco e Giuseppe Bergantino, Vincenzo Agricola, Rocco Agricola, Vittorio Agricola, Damiano Caputo.




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