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Gargano fermo. Vico indietro tutta

Con questo articolo a quattro mani si può dire con un pizzico di stupore che la Montagna del Sole è tramutata in lumino in fondo al tunnel. L'accurato dossier di Nicola di Bari, di Manfredonia, (pubblicato in più riprese dal quotidiano di Piero Paciello «l’Attacco») manager, economista di impresa, imprenditore, da trent'anni si occupa di dinamiche economiche territoriali sul declino della Capitanata e dei comuni del Gargano, ha suscitato un vasto interesse nell'opinione pubblica e qualche polemicuccia casalinga, come se cifre e numeri fossero di esclusivo appannaggio del vuoto chiacchiericcio politico.

L'analisi, le tendenze, le popolazioni, l'età media, il reddito complessivo e quello per abitante, disegnano un quadro drammatico per il territorio, con alcuni comuni più esposti alla desertificazione fra cui spicca la poco invidiabile posizione di Vico del Gargano e Monte Sant'Angelo.

…Vico non si è sviluppato ordinatamente, con serie valutazioni economiche, uno sguardo lungo, una prospettiva seria, tutelando i valori “veri”, le caratteristiche più gelose da custodire, si è smodatamente gonfiato come la rana della favola di Fedro e oggi è scoppiato con le conseguenze che tocchiamo con mano: una dilagante offerta edilizia contro ogni regola economica, massacrando il territorio, eccesso consumo di suolo e mettendo in ginocchio quel poco mercato della casa; un abnorme e improduttivo settore terziario mentre i consumi crollano verticalmente; abbiamo una proliferazione di bar che non esiste nemmeno nella quinta strada di New York o nella Hollywood Walk of Fame di Los Angeles; un'agricoltura di sopravvivenza, abbandonata a se stessa: la grottesca vicenda della bruciatura della frasca d'ulivo ne certifica lo stato di disinteresse; un turismo che chiude i battenti al tramonto del mese di agosto.

Non si sono nemmeno sfiorati i problemi che avrebbero portato ad un cambiamento, ad una diversa architettura del “sistema Vico”, nascosti e ignorati per incuria e incapacità, sotto lo strato della polvere del tempo: un piano serio per Calenella; l'allaccio dell'acqua alla zona artigianale trasformata in deserto; un serio disciplinare per la tutela del centro antico e per quel poco che resta; il palazzo della Bella prima che crolli; il riuso della Colonia Postiglione; una cornice politica per l'agricoltura, il reddito vichese, che leggiamo in tabella, è sostanzialmente sostenuto da stipendi e pensioni.

….amare le conclusioni; dice Di Bari: ”le cause vanno ricercate nelle istituzioni politiche ed economiche che ci diamo.

I dati più drammatici si registrano nell'emigrazione di massa dei giovani, nei livelli di povertà raggiunti, nei tassi di occupazione da terzo mondo e nelle disuguaglianze soprattutto di opportunità. Una classe politica senza alcuna morale e mestiere ed imprenditori della truffa e del prendere impediscono la nascita di istituzioni inclusive e di nuovi protagonisti della cosa pubblica”.

Parole ed argomenti molto vicini all'unica voce autorevole e critica, quella dell'Arcivescovo di Manfredonia, Vieste, San Giovanni Rotondo, padre Franco Moscone:”Da credenti non possiamo chiudere gli occhi di fronte ad una delle piaghe più tristi che inficia il nostro territorio, creando tensioni sia nelle famiglie che nel tessuto sociale, come la disoccupazione, specialmente quella giovanile che costringe molti giovani ad emigrare, privando la nostra terra garganica di risorse fresche, creative e innovative.»

E più avanti scrive:”come risposta a tale situazione, la Chiesa si sente impegnata a risvegliare le coscienze, educare al senso civico, formare persone che abbiano il coraggio di assumere la responsabilità di essere ONESTI cittadini, promuovere la missione della POLITICA e costruire modelli SANI di imprenditorialità.” Chiude l'autore dell'indagine:”E' il momento che le persone più credibili e di valore del nostro territorio dimostrino di avere a cuore il futuro della nostra terra con azioni concrete, guardare dalla finestra è altrettanto colpevole di chi continua a estrarre e derubare redditi e ricchezza dei più.”

Non una parola, un bisbiglio, un sussurro, un rossore, un cenno dal cosiddetto ceto politico. In fondo siamo il paese dell'amore e delle feste, questo basta e avanza.


Michele Angelicchio

Michele Lauriola




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