IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, stato di agitazione: chiesto l'intervento del Prefetto
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- 4 giorni fa
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L'ANMIRS Associazione Nazionale Medici Istituti Religiosi Spedalieri proclama lo stato di agitazione a tempo indeterminato e accusa la direzione dell'IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo di aver compiuto "una scelta scellerata" dando disdetta dell'attuale contratto dei dirigenti medici per sostituirlo, dal marzo 2026, con uno ritenuto "inadeguato e pregiudizievole".
Il sindacato, con una nota firmata dal segretario nazionale Donato Menichella, ha chiesto alla Prefettura di Foggia la convocazione immediata della procedura di conciliazione, primo passaggio prima dello sciopero.
Secondo l'ANMIRS, la decisione dell'ospedale sarebbe "immotivata e ingiustificata", maturata dopo anni di pesanti sacrifici da parte dei medici: tagli al fondo di incentivazione, arretrati ridotti del 40% da pagare a rate, ore aggiuntive non retribuite e quasi 70mila ore in più prestate nel 2024 per garantire la tenuta finanziaria dell'ente. La disdetta del contratto ARIS-ANMIRS 2023, notificata a fine novembre, viene definita "un fulmine a ciel sereno" e un atto che ignorerebbe risultati e impegni straordinari assunti dal personale. Il sindacato contesta inoltre l'intenzione di applicare un contratto tipico delle case di cura private, ritenuto "inapplicabile" a una struttura complessa come Casa Sollievo e potenzialmente lesivo dei diritti acquisiti e dell'equiparazione prevista per legge con il personale degli ospedali pubblici.
L'ANMIRS annuncia che, in caso di mancata conciliazione, sarà proclamato uno sciopero di due o più giorni, accompagnato da iniziative giudiziarie per il recupero delle somme dovute e per l'impugnazione della disdetta contrattuale. Il sindacato chiede inoltre il coinvolgimento della Regione Puglia affinché richiami l'ospedale al rispetto degli obblighi di legge.
Il clima è ormai tesissimo: i medici annunciano una mobilitazione senza precedenti, pronta a raggiungere anche Vaticano e istituzioni.






Mi chiamo Michela e sono una ex paziente di CSS nonché membro di diverse associazioni. Ho partorito e visto crescere la mia piccola nelle mani di persone dedite e appassionate. Erano sempre lì, di giorno e di notte. Mi sono chiesta se avessero famiglia perché non mi spiegavo come potessero gestire dei figli stando sempre al lavoro. Ho scoperto che hanno una vita fuori che sacrificano e dí questo ne avvertono il peso. Mi è’ stato spiegato che in un momento difficile per l’ospedale hanno risposto moltiplicando il lavoro senza chiedere nulla in cambio anzi, perdendo gran parte di quanto fosse dovuto, ma il senso di appartenenza e il non far morire una realtà importante come Casa Sollievo li ha…