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La primavera vichese

Le rondini son tornate.

La primavera vichese ha vissuto momenti davvero emozionanti, tra riti religiosi e concorsi televisivi, e si appresta a riprendere con passione e determinazione tutte le manifestazioni e le feste popolari che, mai come ora, sono tanto attese e gradite da fedeli e cittadini.

La gente è stanca, nonostante tutta la buona volontà non ha più quella pazienza e quella forza per affrontare una nuova stagione all’insegna della rinuncia e della privazione.

Nel periodo di Pasqua, seppur con temperature da vigilia di Natale, abbiamo registrato un gran numero di visitatori che hanno quasi raddoppiato le loro presenze nel ponte del 25 aprile. File di macchine sulla superstrada e moltissimi turisti per strada.

Una boccata d’ossigeno per l’intero Gargano.

I venti di guerra e il colpo di coda del virus più odiato al mondo hanno provocato effetti devastanti non solo a livello sanitario.

I prezzi di quasi tutti i prodotti e servizi hanno subito un’impennata di aumenti, a volte spropositati e incomprensibili, che hanno costretto a rivedere tante strategie di marketing e di comunicazione.

I giorni peggiori sono ormai alle spalle?

Gli operatori turistici parlano di tantissime prenotazioni e richieste di preventivi, ma lanciano giornalmente un appello a tratti quasi allarmistico: «cerchiamo personale».

Ormai si legge dappertutto il grido preoccupato di ristoratori, albergatori e operatori economici e sui social rimbalzano richieste da tutto il Gargano.

C’è chi attribuisce la colpa al reddito di cittadinanza e chi invece rivendica il diritto ad un lavoro ben retribuito, come dichiara Nicoletta, da anni alle prese solo con lavori stagionali e precaria da tanto tempo, che ritiene «non accettabile che le donne siano chiamate a svolgere lavori di pulizia e di collaborazione in cucina e non possano ricevere un compenso adeguato per le ore di lavoro effettivamente svolte.»

Analogo ragionamento l’ho sentito da alcuni ragazzi, camerieri occasionali e lavapiatti a tempo perso.

Di diverso avviso il titolare di un noto locale di Peschici, che attribuisce gran parte del disagio e della difficoltà nell’assumere lavoratori nel settore della ricettività, alle nuove leggi in favore dei disoccupati, anche perché lui personalmente «ha sempre pagato il giusto» ai suoi dipendenti.

Ognuna delle parti in causa vanta delle ragioni, ma resta purtroppo il problema di una gestione difficile e non risolta della «questione lavoro stagionale».


Per leggere il numero di Fuoriporta di Aprile, clicca sul pdf in basso.



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