Così la vita torna a riprendersi la vita. È questo quello che ho pensato, quando ho visto le immagini circolate sulla rete del ritorno a casa, dopo cinquantacinque giorni di ospedale, della prima paziente Covid guarita a Montenero di Bisaccia. Scesa dall’ambulanza, ha trovato davanti casa sua dei palloncini colorati; i vicini di casa l’attendevano sui balconi e sugli usci delle proprie abitazioni; il tempo di mettere i piedi in terra a braccetto dell’operatore sanitario ed è stato subito un rincorrersi del suo nome - “Lucia, Lucia” - tra gli applausi e le lacrime. Lucia agita le mani per salutare, portandosele ripetutamente al petto, poi entra in casa e torna a riprendersi la sua vita sospesa. In questi giorni sono molte le immagini dei contagiati che rientrano a casa dopo le lunghe e sofferte degenze negli ospedali; alla loro vista i nostri occhi si riempiono di lacrime di gioia. Tornano a casa da un fronte, dove l’invisibile ha provato a schiacciargli il petto impedendogli di respirare. Ma ha perso; con loro ha perso; in molti casi ha perso. La vita è stata più forte e più potente e l’invisibile non ha avuto scampo. In queste ore si sta discutendo molto dell’uscita dalla fase “uno”, quella dell’emergenza, e dell’inizio della fase “due”, cioè la fase di convivenza con il virus. Una moltitudine di tuttologi così dispensa consigli su quello che sarebbe giusto fare; ho sentito dire anche che occorreva più coraggio. Sì, ne occorreva: ma prima che tutto questo cominciasse. Occorreva coraggio di fronte a scelte politiche lungimiranti mai fatte, a discapito della tutela della salute di milioni d’individui (e non solo). Se solo ora potessero parlare anche i morti… Occorreva coraggio, ma lo hanno avuti in pochi, pochissimi, quasi nulla, fuori e dentro il Parlamento; e come al solito del tutto inascoltati. Milioni d’individui sono tuttora esposti alla morte - perché di questo parliamo - , di fronte a un virus di cui si conosce appena qualcosa. Sarà necessario seguire con la massima prudenza tutte le indicazioni che ci verranno fornite per questa fase di “convivenza” con il virus. Questo è quello che adesso dobbiamo fare e con più attenzione di prima. Non dimentichiamo che appena dietro l’angolo l’invisibile è pronto a strapparci la vita; perché l’invisibile si è appena allontanato, ma non è stato sconfitto, e se ne va ancora a spasso nel nostro Paese come nel resto del mondo. Lo sanno benissimo la signora Lucia e tanti altri quanto sia stato duro affrontarlo, e di quanto sia ancora duro combatterlo nelle corsie dei reparti dei nostri ospedali. La vita, che ogni giorno che passa vuole tornare a riprendersi la vita con il suo consueto declinare dei momenti del giorno, ci ha insegnato molte cose in questo tempo. A me ha insegnato, tra le inevitabili difficoltà che s’incontrano, a non fare calcoli con gli anni o con i mesi, ma solo con la felicità che ci ruota intorno, seppure fosse provvisoria. Non so come sarà il primo giorno che potrò fare una passeggiata: ogni tanto lo immagino e tra me e me mi dico che vorrei andare a vedere la piazza della mia città che dicono ricoperta di un manto verde di erba; vorrei pure andare a vedere il Grande Fiume che pure dicono sia diventato più azzurro, e vorrei lanciare nelle sue acque un fiore per chi non doveva andarsene ma se ne è andato. Non so come sarà il primo giorno in cui potrò fare una passeggiata, ma vorrei camminare a lungo e abbracciare un albero, in attesa di poterlo fare con le persone. In questi mesi le rughe scritte sul corpo poi sprofondate nell’anima, mi hanno insegnato che ogni passo, ogni gesto, ogni parola, ogni amico, ogni angolo di un giorno qualunque sono immensamente preziosi. Cosa prova un fenicottero rosa quando tra una migrazione e l’altra si adagia sul filo dei nostri laghi garganici per riposare? Cosa prova un delfino che salta davanti alla prua di una barca a largo delle nostre coste? Cosa prova un girasole quando il sole lo avvolge? È come se dovessimo tornare a camminare per la prima volta; voi lo ricordate il sorriso di vostro figlio o di vostra figlia o di qualunque altro bambino quando ha camminato da solo per la prima volta? Ecco, voglio che ciascuno possa vivere la grandezza di quell’istante che segna per sempre la vita di una donna o di un uomo che sia. E vorrei che quest’istante, che prima o poi arriverà, possa durare per sempre. Tutta una vita intera. Francesco A.P. Saggese La foto è di Pasquale D’Apolito Il video del rientro della signora Lucia lo trovate qui: https://www.termolionline.it/news/attualita/935497/dopo-55-giorni-torna-a-casa-la-paziente-1-del- molise-a-montenero-di-bisaccia?fbclid=IwAR0j5gA3caOguERvJd7Ib0J- LlOynD9ii6B9rdf5IzP5mR4bsiKypm7DoSc
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