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Tengo famiglia e faccio l'Assessore

Le nuove indennità 2024 per gli amministratori comunali.

Il volto bifronte e strabico della spesa pubblica.


di Michele Angelicchio


Con il bilancio 2024 scatteranno le nuove indennità per gli amministratori delle città e dei comuni grandi e piccoli. Un provvedimento passato alla chetichella, senza tanto clamore.

Tuttavia dopo anni di inutile ciacolare sulla riduzione del costo della politica, lascia svuotati di nobili pensieri e di “quel comune senso del pudore” trovarsi di fronte ad una spesa pubblica bifronte.

L'economista Nicola Di Bari ci ricorda che il 64% della ricchezza di Capitanata viene da pratiche di intermediazioni e il fiume della spesa pubblica: da un lato si taglia su sanità, scuola, pensioni, welfare, servizi essenziali, quel poco ai ceti deboli, e dall'altro si elargisce a piene mani un vero e proprio stipendio (sotto forma d'indennità) di dubbia o nessuna utilità. Lo dimostra il fatto che il provvedimento, che interviene su questa materia in modo così significativo, sia passato praticamente inosservato.

“Al contadino non far sapere quanto è buono il formaggio con le pere.”

Sarebbe stato forse più corretto oltre che più efficace affrontare l'argomento con un dibattito pubblico. Inoltre, sarebbe potuta essere anche l'occasione per discutere sulle qualità e competenze degli amministratori, caserecci e non, a rispondere dei bisogni dei cittadini.

Un esempio? A Foggia, città ultima nella classifica sulla qualità della vita, i consiglieri comunali percepiranno 2.000,00 euro a testa; una vergogna? La classifica viene integrata sulle competenze di sindaci e assessori, alcuni definiti “mestieranti della politica senza arte né parte”. L'opinione pubblica percepisce questa elargizione come spreco di danaro e manca, ancora una volta, quell'azione trasparente di Buona Politica in grado di spiegare la ragione e l'utilità.

Uno degli argomenti dibattuti alla Camera durante l'approvazione di questo strampalato provvedimento, che mi ha fatto scompisciare di risate, è stato - udite, udite – “la mancanza di vocazioni”.

Il termine rispolverato è stato proprio “vocazioni”. Possiamo essere certi, ora, che la stabilità e la quiete delle amministrazioni comunali non si misurerà più sulla qualità degli atti, sulla loro natura utile o meno, sulla loro lungimiranza a beneficio del dopo, sul fardello dei ritardi e delle dimenticanze, sulla dialettica e sulla ricchezza delle proposte a confronto, ma la vera stabilità sarà garantita dallo stipendio a partire dal bilancio 2024.


Questa la tabella al lordo:

Sindaco, per i comuni da 5.000 a 10.000 abitanti, l'indennità è di 4.002,00 euro.

Il vicesindaco percepirà una indennità di 2.001,00 euro.

L'assessore percepirà una indennità di 1.800,90 euro.


Il tutto si dice…per il bene del paese…

Qualcuno, però, in un sano rigurgito di rossore ci ha fatto sapere che, dopo una lunga nottata di preghiere ai piedi di San Valentino, patrono del paese dell'amore, protettore degli agrumeti e anche degli innamorati, vorrebbe seriamente rinunciare all'indennità di carica, restituendo un pizzico di decoro alla funzione istituzionale.

Ma, “non fatelo sapere in giro, in fondo si tratta del….bene del paese”, pagato di tasca nostra.

Affettuosamente, buon Anno!




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