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Un profumo d’olio nuovo...

Metà novembre: tradizionalmente piena campagna olivicola in tutto il territorio vicajolo (e non solo). In tutto il paese si sentiva un profumo d’olio nuovo perchè vi era una miriade di frantoi in funzione ed il pomeriggio era un continuo passare di asini e muli carichi di sacchi di olive che venivano portate nei frantoi “fiducia”. Ma durante la giornata, il paese si svuotava… erano tutti in campagna, tutti a raccogliere in mille modi quei frutti preziosi: coi cesti o con “l’ombrello” le olive da conserva, con le “ràcane” e con le “mazze” le olive da da olio da provvista e raccolte da terra, ad una ad una, per l’olio lampante o da utilizzare come unguento, medicina o lubrificante (ma anche come alimento per i più poveri, che di olivi non ne avevano). In tutta la campagna vichese si alzavano sottili colonne di fumo bianco (i mucchietti dei “frusci” bruciati volta per volta) non si sentivano rumori di motori, ma solo un vociare di persone indaffarate, qualche verso di animale e… soprattutto in piena mattinata, un cantar di tavetti da un fronte all’altro! Bastava che una voce iniziasse per sentir risposta dal fondo vicini e, man mano, sentire che quelle campagne erano vive, partecipi e “conviviali”!

Ohi Marì, ohi Marì De passiune me fai murì Ji quanne vighe a té U Paravise me faje vedè!


Su gentile concessione dell'amministratore di "Dialetto Vicaiolo"




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