Una salsa fatta in...chiesa!
- Michele Lauriola
- 2 giorni fa
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Ho assistito domenica scorsa, alla rappresentazione teatrale de «Gli Squinternati», gruppo storico di Rodi Garganico, impegnato da anni nella recitazione dialettale e non solo.
Nell’ampio auditorium dell’IPSIA di Ischitella, gremito da spettatori provenienti da tutto il Gargano, è andata in scena una esilarante commedia in due atti, diretta e orchestrata dall’istrionico Giuseppe Tavani, regista apprezzato e conosciuto da molti appassionati di teatro, a cui abbiamo rivolto alcune domande.
In una piccola sacrestia, tre preti molto diversi tra loro, protagonisti di una situazione grottesca, complici collaboratori e perpetua, causata da un susseguirsi di confessioni non proprio usuali, tutte collegate tra loro da parenti e affini e accomunati da una strana coincidenza, hanno provocato tante risate e un'immancabile confusione!
Il regista Giuseppe Tavani, ormai decano della commedia dialettale rodiana, commenta il suo ultimo successo di pubblico e di critica con la consapevolezza di aver fatto l’ennesimo buon lavoro.
«Una commedia diversa dalle altre, ci dice sottovoce Tavani, nata da un’esigenza precisa: uscire fuori dal solito racconto dello spaccato quotidiano casalingo, estrapolando da un momento particolare come quello della confessione il lato ironico che spesso involontariamente si crea tra sacerdote e fedele».
Come può una scena unica attrarre l’attenzione del pubblico per quasi due ore?
«La scenografia minimal, ma d’impatto, quasi integralmente incastrata in presenza del pubblico, tanto da renderla corpo unico con la sceneggiatura, è stata una scommessa vinta, ci racconta Tavani, non tutti erano convinti della staticità della scena».
Tra le novità, l’inserimento di alcune parti cantate.
«Sì, confermo la voglia di dare un’ennesima sorpresa al nostro pubblico per sottolineare come il canto anche senza musica, è capace di raccontare di tutto: anche la comicità».
Personaggi doppi per dare un nuovo ritmo alla recitazione come alternativa per lo spettatore e palestra per l’attore.
«In scena nuovi volti soprattutto giovani per comunicare a questi ultimi che il teatro non è un pianeta a parte, ma semplicemente un posto magico dove la tecnologia quasi si sgretola per lasciare il posto a tutto ciò che l’essere umano è capace di trasmettere solo e soltanto con le proprie emozioni».
Emozioni, le stesse che ha portato in scena un bimbo di appena sei anni!
«La sua capacità di seguire ed imparare le parti e i tempi di un intero cast, tenendo dietro le quinte un atteggiamento da attore navigato e la spensieratezza di un animo puro, mi hanno inorgoglito e fanno ben sperare nel futuro! In fondo a chi passare il testimone tra qualche anno?»
Il teatro è un’opera d’arte, come asseriva un mio grande amico. Cosa ne pensa Tavani?
«Per noi è ogni volta un’opera completamente inedita sotto ogni sfaccettatura.
Cerchiamo di offrire ai nostri spettatori sempre qualcosa di nuovo ed interessante, per raccontare insieme le storie più bizzarre oltre a vivere e condividere l’emozione del teatro».
A fine serata, il calore del pubblico, numerosissimo ed appagato, i volti soddisfatti degli attori, il ringraziamento sentito dell’eclettica Caterina Romagnolo, hanno dato valore aggiunto alle due ore di spettacolo appena consumato.
Non cito volutamente tutti i protagonisti dello spettacolo, davvero bravi in egual misura, (li potete leggere nella locandina), ma non posso non commentare la straordinaria interpretazione, da «prelato navigato», dell’incontenibile Nicola Vitaliano, che oltre alla recitazione dona al pubblico un linguaggio non verbale degno dei migliori attori professionisti.
Grazie di tutto, aspettiamo la prossima, e... che la benedizione sia perenne!
Michele Lauriola










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