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Immagine del redattoreComunicato stampa

Il tesoro di Monte Pucci

Aggiornamento: 12 giu 2020

Nel febbraio 2018, nel convegno tenutosi a Vico del Gargano con la partecipazione delle istituzioni, della soprintendenza e dell’ordine degli architetti della provincia di Foggia, è stato presentato il docufilm “Il tesoro di Monte Pucci”, realizzato nell’ambito del secondo progetto finanziato dalla Regione Puglia, il testo “ L’ecomuseo naturalistico – archeologico Monte Pucci” ed è stato inaugurato il museo archeologico. Se il convegno ha rappresentato il culmine di un percorso ardito, forse mai neanche immaginato, in cui si sono resi pubblici i risultati degli scavi (sia mediante la documentazione che mediante la visione diretta dei reperti esposti nel museo), esso costituisce, al contempo, un punto di inizio di un nuovo percorso, proiettato verso l’implementazione e la valorizzazione del sito archeologico. Per le sue caratteristiche di “ecomuseo”, la necropoli paleocristiana di Monte Pucci, già in questi ultimi anni, è stata scelta come scenario di diversi eventi, proposti ed organizzati anche con iniziative singole con il coordinamento dell’amministrazione e della società che gestisce il sito archeologico, la biblioteca comunale ed il museo.

- Il Docufilm “Il tesoro di Monte Pucci” realizzato nel 2018 dal regista Giorgio Salvatori nell’ambito del progetto di “Completamento della valorizzazione della Necropoli”, è stato messo in programmazione (fuori concorso) all’Archeofilm, Festival internazionale del cinema di archeologia, arte e ambiente, tenutosi nel Comune di Vieste dal 12 al 14 luglio 2019. Inoltre, sempre nell’ambito dello stesso festival, che si doveva tenersi a Firenze dall’11 al 15 marzo 2020, ma rinviato a data da destinarsi a causa del COVID 19, è stato inserito in programmazione tra i 70 film in concorso.


Alcune novità

La seconda campagna di scavo, sempre finanziata dalla Regione Puglia per il completamento delle attività di valorizzazione dei contesti archeologici e dei complessi rupestri, nell’ambito del POR Puglia 2014/2020 - ASSE VI - Azione 6.7 "Interventi per la Valorizzazione e la Fruizione del Patrimonio Culturale”, ha portato alla luce un nuovo ipogeo (n. 26, così denominato in prosecuzione della numerazione data dal Corrain), solo individuato durante la prima campagna di scavo, con oltre 90 tombe e interessanti rinvenimenti, che si rivelava in superficie solo con un piccolo fosso da cui spuntava un ramoscello di caprifico. I lavori di scavo hanno portato alla luce quindi un ipogeo sconosciuto, né tanto meno citato in fonti storiche e/o precedenti campagne di scavo (Battaglia-Corrain).

Si tratta di un grande ipogeo (altezza media di 1,6 m) che era completamente invaso da sedimenti, esito non solo dell’intricata e sempre attiva idrografia sotterranea del Gargano, ma anche di grandi piogge che hanno provocato l’occlusione, veloce ed intensa, di tutto l’ipogeo, ragione che può spiegare il suo abbandono.

Le tombe, sulla base delle datazioni al radiocarbonio delle ossa, testimoniano che la necropoli è stata utilizzata fino al VI secolo dopo Cristo. Un ipogeo sorprendente anche per dimensione (circa 250 mq) e architettura interna, intagliata in due lunghe gallerie su cui si affacciano gli arcosoli con tombe su due file o tre; una sola la tomba a baldacchino posta al centro dell’ambiente più ampio che lascia immaginare anche ad un uso come fonte battesimale vista la presenza di simboli cristiani (simbolo con “ro e chi”, un’anfora scolpita e una croce) numerose anche le sepolture a fossa semplice, poste a terra nei corridoi.


Nella progettazione e nell’esecuzione dei lavori della seconda campagna di scavo si è fatto in modo che diversi ambiti professionali lavorassero insieme, per un approccio integrato e interdisciplinare, dalla botanica, alla palinologia, alla geologia, oltre che all’antropologia e all’archeologia. Un approccio nuovo ma necessario per misurarsi in termini di recupero, valorizzazione e fruizione di un sito complesso quale è Monte Pucci. Lo scavo dell’ipogeo n. 26, infatti, ha portato alla luce un campionario di reperti che hanno motivato l’avvio di specifiche indagini botaniche (legni, carboni), palinologiche (pollini) e geologiche (sedimenti e stratificazioni). Gli scavi condotti hanno portato alla luce degli ambienti perfettamente conservati, almeno nelle parti strutturali e solo in parte in quelle sepolcrali, che fanno ritenere l’ipogeo in questione il più interessante dal punto di vista planimetrico, nonché meritevole di un approfondimento degli studi specialistici.

La struttura rinvenuta ha sin da subito suscitato la volontà di rendere parzialmente fruibile e quindi visibile ai visitatori del parco archeologico il nuovo ipogeo portato alla luce.

Il racconto non finisce in questo luogo fisico, ma può proseguire raggiungendo la vicina città di Vico del Gargano per vedere da vicino i preziosi reperti che questa sommersa città dei morti conservava.

Con il museo i progetti realizzati hanno raggiunto un importante ulteriore risultato: i reperti archeologici sono esposti nel Museo Civico Archeologico di Vico del Gargano allestito proprio per ospitarli.

Una fruizione che può arricchirsi di contenuti consultando un testo pubblicato (a firma di Nello Biscotti, Luigi La Rocca e Michele Giglio) con fondi del primo progetto di recupero (disponibile nella Biblioteca comunale di Vico del Gargano). Un libro programmato per fare il punto della ricerca storico-archeologica e far conoscere i nuovi dati emersi dalle indagini archeologiche, antropologiche, naturalistiche (botaniche, faunistiche, geologiche). Nella pubblicazione, infatti, è descritto, con il corredo di documentazione fotografica storica e attuale, lo stato degli ipogei (con il supporto di planimetrie, dati topografici), le fasi della prima campagna scavi, le fasi di restauro dei reperti e la natura degli stessi (oggetti vitrei, lucerne, ceramiche, bronzi).

Ma vi è dell’altro! Nel secondo progetto si è realizzato anche un docufilm (a firma di Giorgio Salvatori, RAI due cultura), attraverso il quale viene dato valore aggiunto all’Ecomuseo di Monte Pucci con il linguaggio della cinematografia. Un docufilm che ci guida nella città sotterranea di Monte Pucci, con un taglio anche mitologico quale la leggenda di Diomede, e vuole renderci consapevoli e responsabili di un patrimonio che coniuga insieme natura, storia, economia e turismo di qualità.


Si ringrazia il Comune di Vico del Gargano e il sindaco Michele Sementino per l'autorizzazione alla pubblicazione del video.

Si ringrazia la dott.ssa Daniela Matano, per le notizie fornite.



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