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Pillole di centro storico. 1

Comignoli

...È indubbia la difficoltà a reperire esempi accessibili e in buono stato; il primo ostacolo è naturalmente legato alla collocazione dei comignoli alla sommità degli edifici, spesso su coperture non praticabili; il secondo è da ascriversi, oltre ai consueti fattori di degrado e non ultimo quello della distruzione volontaria, alla carenza di manutenzioni periodiche e ad una fragilità intrinseca di tali strutture (si pensi infatti che sono tra gli elementi a crollare in caso di sisma, tanto da contrassegnare, con la loro caduta, il VII grado della scala Mercalli). Gli elementi illustrati sono rappresentativi delle varie tipologie presenti nel centro storico di Vico del Gargano. Sicuramente i comignoli più comuni sono quelli ai quattro venti, vale a dire con i fori d'esalazione dei fumi presenti su tutti i lati e schermati da velette. Quest'ultime non sono altro che schermi protettivi in muratura che, poggianti su mensolette, mascherano le prese d'aria. Un altro elemento protettivo sono le tettoie, le quali evitano ovviamente che la pioggia penetri all'interno. Non tutti i comignoli, però, sono coperti da tettoie, in parecchi esempi hanno un cappello di muratura, che stabilizza col suo peso il comignolo stesso, di forma piramidale, a cui fanno eco le coperture delle velette laterali. In diversi casi ci sono dei fori anche nella parte bassa della canna fumaria che hanno la funzione di eiettare per accelerare l'espulsione del fumo. Interessanti sono i comignoli con una canna fumaria molto corta, ma talmente ampia da abbracciare interamente il vano della cucina “monacesca”. In altri esempi c'è un unico foro di esalazione superiore, protetto da una struttura a capanna realizzata con coppi, e altri quattro fori, nella parte più bassa, protetti dalle velette. Numerosi sono anche i comignoli ai due venti, senza velette e con i fori d'esalazione protetti da tettoie. Infine i comignoli più semplici sono costituiti da una corta canna fumaria con protezione a capanna costituita dai coppi.

Arch. Michele Giglio - foto prof. Gianni de Maso



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