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Teresa Maria Rauzino

QUANDO I FANS DEL GARGANO SCRIVEVANO AL LORO IDOLO

Franco Tozzi nasce a Rodi Garganico (FG), secondogenito di tre figli, ultimo dei quali il cantautore Umberto Tozzi. Franco lascia ancora bambino la Puglia per trasferirsi con la famiglia (di origine vichese) a Torino, città dove il padre troverà lavoro come guardia notturna e dove poi nel 1952 nascerà Umberto. Esce dall’anonimato conquistando il primo posto al Festival di Castrocaro del 1964, e presentando per la prima volta in un festival di voci nuove una canzone inedita dal titolo “Due case due finestre”. Alla festa organizzata nei saloni delle Terme in onore dei vincitori subito dopo la fine del festival, Franco non partecipa, sofferente per un infortunio ad un piede causato accidentalmente nelle ore precedenti la finale. Per Franco, anonimo bassista-cantante di una orchestrina che allietava le serate dei numerosi dancing di Torino, si apre la grande opportunita’ di partecipare al Festival di San Remo dell’anno successivo. Per il ventenne Franco in “odore” del Festival piu’ conosciuto e con in tasca un contratto con la Fonit Cetra, sono lontani anni luce i tempi in cui lavorava come collaudatore di scocche al reparto verniciatura della “Lancia” di Chivasso. Febbraio 65 San Remo, Mike Bongiorno presenta il debuttante Tozzi che si avvia emozionato verso il microfono per cantare una bella canzone del mai dimenticato maestro Carlo Alberto Rossi: “Non a caso il destino ci ha fatto incontrare”. Dopo poche battute dall’inizio, Franco e’ costretto ad interrompersi. Grande sconcerto e stupore del teatro del Casino’, cosa mai era successo? Per la prima volta nella storia del Festival non si sentiva la voce, nè in teatro, nè’ attraverso il canale Rai, e lui con grande freddezza attese come il piu’ navigato artista che tutto fosse ripristinato, ricantando la canzone interamente e dando prova di grande controllo; salutato alla fine con un’ovazione dal pubblico presente. Fu un successo di simpatia che non lo portò comunque in finale, ma egli si rifece subito nell’estate dello stesso anno, scalando le Hit Italiane ed europee con la canzone “I tuoi occhi verdi”, presentata a “Un disco per l’estate”. Fu un successo travolgente: piu’ di 1 milione di copie vendute nel volgere di una stagione: tutti cantavano questa canzone che a malincuore il sergente F. Tozzi ascoltava a Spoleto attraverso le finestre aperte della scuola sottufficiali o quando si recava insieme ai suoi commilitoni alle esercitazioni, dai balconi spalancati a quella per lui triste estate del 65, nella quale non poteva verificare la prova palpabile dell’abbraccio dei suoi fans che lo avrebbero voluto nelle piazze e nei ritrovi della penisola.

Strano destino quello di non godere appieno delle soddisfazioni che ti puo’ dare il mondo dello spettacolo, che comunque non intacca la filosofia di Tozzi che, nato sotto il segno dell’Ariete, ne rappresenta tutte le caratteristiche.

Terminato il militare inizia per Franco una lunga e significativa produzione discografica e presenza nei piu’ importanti spettacoli televisivi di quegli anni, fra cui il Festival di S.Remo 1966.

Franco Tozzi mantenne contatti con la sua terra d’origine, il Gargano, dove veniva chiamato a fare delle serate durante l’estate o le feste patronali.


Il 18 luglio 1969 nella rubrica “Posta NORD-SUD” della “La Stampa” di Torino, fu pubblicata una lettera proveniente da san Menaio titolata “A SAN MENAIO DEL GARGANO ATTENDONO UN RECITAL DEL LORO COMPAESANO FRANCO TOZZI”. A scriverla è Tommaso Mastromatteo, ex sindaco di Vico del Gargano, che risponde così all’amico e compaesano Franco Tozzi.

«Caro Franco, siamo veramente lieti di aver ricevuta la tua cordiale ed affettuosa lettera. Una lettera piuttosto insolita poiché si tratta di « posta giornalistica ». L’Iniziativa della Stampa è molto simpatica perché ha il potere di eliminare le distanze. Essa ha posto in evidenza che anche a Torino sei ben voluto da tutti, come tra noi. Avevamo abbracciato tuo padre alcuni giorni or sono quando era giunto qui da Torino per affari ed avevamo parlato di te. Ora la lettera ci comunica il denso programma che, purtroppo, ti farà saltare la tappa estiva di S. Menaio. Anche se in ritardo, noi ti attendiamo appena possibile perché ti vogliamo bene e desideriamo vederti oltre che sentirti cantare. Alla cortese tua lettera rispondiamo con l’affetto che meriti; ma la risposta tocca a me e credo di non errare inviandoti un cordiale saluto anche a nome del titolare dell’agenzia postale di S. Menaio, il comune e caro amico Ignazio Galullo che si trova a Rodi Garganlco, ma sarà felice di sapere che ti ho salutato anche a suo nome. Qui sei atteso con la speranza che tutte le mele esistenti in S. Menaio possano bastare per confezionare tante di quelle famose « crostate », delle quali sei ghiottone, fatte personalmente dalla signora Elsa la quale, oltre ad inviarti un caloroso saluto, prega vivamente “La Stampa” di ospitare i suoi baci e saluti per la sorella Alda ed il suo baldo e sempre in gamba marito, tenente colonnello degli alpini Antonio Puglisi, i quali vivono a Torino in via Verdi 5 e che sono attesi con affettuosa ansia per le ferie a S. Menaio. Se avessero intenzione di non venire, io e mia moglie Elsa ci affidiamo alla Stampa per convincerli. Ma ritornando a te, caro Franco, nei tutti amici siamo felici per te ed orgogliosi di te. Tu sei un lembo della nostra terra in giro per il mondo e sulla tua bandiera canora è scritto: « Gargano magico ». Sappiamo che sai fare onore al tuoi corregionali e ti siamo grati. Con affetto. Tommaso Mastromatteo” (su “La Stampa” 18 luglio 1969)

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(a cura di Teresa Maria Rauzino)




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