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Immagine del redattoreMichele Lauriola

Quando si racconta la guerra, si insegna la pace!

I tristi avvenimenti che stanno interessando la popolazione civile in Ucraina, oltre a destare preoccupazione, sono motivo di dibattiti e riflessioni. A Bari, presso l’Istituto Istruzione Secondaria Superiore «Giulio Cesare», interessante convegno organizzato in occasione della «Giornata Internazionale per la sensibilizzazione sul problema delle mine e degli ordigni inesplosi», importante occasione per comprendere la distruttività della guerra e l'importanza imprescindibile della pace. Tra i relatori il vichese Nicolino Sgherzi, Luogotenente in Riserva dell’Esercito Italiano, medaglia d’argento al valor militare, noto alla cronaca per aver salvato una donna bosniaca nel febbraio del 1996, durante una missione all’estero dei nostri militari. «Siamo stati impegnati in operazioni di bonifica di campi minati e per monitorare gli ordigni inesplosi. Abbiamo ricevuto richiesta di aiuto per una donna vittima di una mina esplosa in un campo.» Il commento del Luogotenente in Riserva Sgherzi non nasconde, a distanza di tanti anni, un velo di commozione. «Ricordo che c’era tanta neve, credo mezzo metro circa e le orme della donna che gridava dal dolore in mezzo al campo erano ben visibili. C’erano tanti militari di altri contingenti e molti civili locali che ascoltavano le urla della donna ferita, ma ancora viva. Ho pensato alcuni secondi e sono andato dritto dritto sui passi che la neve evidenziava, ho caricato sulle spalle la signora e purtroppo ho raccolto anche la sua gamba saltata in aria a pochi passi da noi, ritornando lentamente sui miei passi. C’erano mine dappertutto e sarebbe bastato davvero poco per saltare in aria, ma il suo viso che sembrava quello di mia madre, non mi ha fatto esitare un momento». Racconto emozionante e toccante. Il vichese Sgherzi conclude con una nota patriottica: « Appena la donna ha notato lo scudetto tricolore ha capito che ero un soldato italiano e mi ha ringraziato più volte. Mentre era sul mio collo, mi accarezzava e mi sussurrava «grazie italiano, grazie». La scuola non è solo luogo di apprendimento di programmi ministeriali, perché quando si racconta la guerra, si insegna la pace!




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