Dopo vent’anni di pagine azzurre abbiamo ancora voglia di raccontare.
Ricordo bene il mio primo editoriale e tutti i volti dei collaboratori.
Alcuni di loro hanno lasciato per sempre questo percorso terreno e sono certo che ora continuano a scrivere i loro articoli per un qualche «Fuoriporta» chissà dove.
Penso a Vincenzo Iervolino, a Maria Delli Muti, a Ferruccio Castronuovo, a Gino Monaco e a Grazia D’Altilia.
I tanti contributi preziosi mi mancano, come manca da morire la loro presenza, la loro vicinanza al giornale, la condivisione dell’impegno civico fuori dagli schemi.
A Natale le sedie vuote intorno al tavolo degli affetti e dell’amore familiare, intristiscono gli animi sensibili e fanno riavvolgere il nastro della memoria.
In questi giorni il nostro paese è stato illuminato come non mai.
Luce messaggera di vita nuova, di ritorno alla normalità dopo mesi difficili e densi di preoccupazioni. Un paese che vuole reagire ripartendo proprio dal Natale, da un programma ricco di eventi, di nuove idee, di progetti lungimiranti, quasi sempre con lo spirito goliardico parecchio intriso di prossimità.
Il successo di una comunità parte dalla capacità di unire le forze, le professionalità, le intelligenze e la risorsa giovanile, sempre più competente e pronta alle nuove sfide tecnologiche e virtuali.
L’esuberanza del «crederci a prescindere» deve contagiare anche i «conservatori» più tenaci e spingere i giovani all’impresa, unica ancora di salvezza per tentare di lavorare e vivere su di un territorio baciato dalla natura e sconfessato dagli uomini.
Il mio augurio a tutti voi, amici e non, è che la speranza lasci il passo alla virtù, alla concretezza, alla voglia di fare e di combattere ad occhi chiusi.
Tra le luci di Natale, ho intravisto anche un barlume di speranza, ben nascosta tra i meandri della buona fede...
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